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Immagine del redattoreRodolfo Felici

Una cronologia della storia della fotografia, dal V secolo a.C. ad oggi.

Aggiornamento: 9 ott

Questa pagina si propone come compendio non esaustivo e in corso di continuo aggiornamento sulle principali date che hanno segnato il corso della storia del processo fotografico.


470-390 BC - Mòzi, artigiano e filosofo cinese,  descrive come la luce che attraverso un foro nella parete di una stanza buia si riflette sul fondo della parete invertita. La chiama “stanza del tesoro”. Mòzi, come Leonardo duemila anni dopo, era esperto nella creazione di dispositivi, progettava di tutto, dagli uccelli meccanici ai macchinari con scale per assediare le mura della città.


830 – Il filosofo arabo Al-Kindi comprende i principi della camera oscura e dimostra che la luce proveniente da una fiamma posizionata a destra che passa attraverso un'apertura (un foro o un'apertura) si presenta sul lato sinistro di uno schermo e viceversa.


1413 - Filippo Brunelleschi scopre le regole geometriche della prospettiva scientifica. Capisce che tutte le linee degli oggetti collocati in uno spazio tridimensionale, se prolungate, convergono in uno stesso punto, detto di fuga. Antonio Manetti, descrive un metodo di verifica ideato dall’architetto fiorentino per dimostrare la verosimiglianza dell’immagine dipinta con quella reale: su una tavoletta di forma quadrata dipinse il Battistero di Piazza Duomo, prestando particolare attenzione ai suoi intarsi marmorei. Nella tavola fu praticato un foro svasato, in modo che l’occhio dell’osservatore, posto in un punto preciso, potesse percepire l’immagine reale della scena. Con l’aiuto di uno specchio l’osservatore poteva vedere l’immagine dipinta riflessa nello specchio e ammirare la perfetta coincidenza con quella reale.


1490 circa - Leonardo da Vinci, studiando la riflessione della luce sulle superfici sferiche, descrisse nel Codice Atlantico una camera oscura che chiamò "Oculus Artificialis" (occhio artificiale), la cosiddetta camera oscura leonardiana, al cui modello applicò una lente. Un apparecchio del genere, usato per studiare l'eclissi solare del 24 gennaio 1544, fu illustrato dallo scienziato olandese Rainer Gemma Frisius.

Leonardo descrive la camera oscura con precisione, con queste parole:


Dico che se una faccia d'uno edifizio o altra piazza o campagna che sia illuminata dal sole arà al suo opposto un'abitazione, e in quella faccia [dell’abitazione] che non vede il sole sia fatto uno spiraculo retondo, che tutte le alluminate cose manderanno la loro similitudine per detto spiraculo e appariranno dentro all'abitazione nella contraria faccia, la quale vol essere bianca, e saranno lì appunto e sottosopra, e se per molti lochi di detta faccia facessi simili busi, simile effetto sarebbe per ciascuno. ...... La sperientia che mostra come li obbietti mandino le loro spetie over similitudini intersegate dentro all'occhio nello umore albugino, si dimostra quando per alcuno piccolo spiraculo rotondo penetrano le spetie delli obbietti alluminati in abitatione fortemente oscura: allora tu riceverai tale spetie in una carta bianca posta dentro a tale abitatione lquanto vicina a esso spiraculo e vedrai tutti li predetti obbietti in essa carta colle loro proprie figure e colori ma saran minori e fieno sottosopra per causa della intersegatione li quali simulacri se nascieranno di loco alluminato del sole saran proprio dipinti in essa carta la quale vuole essere sottilissima e veduta da rovescio e lo spiraculo detto sia fatto in piastra sottilissima di ferro.

Leonardo da Vinci Codice atlantico 1500 circa.




L'occhio umano nel Codice Atlantico
L'occhio umano nel Codice Atlantico


La camera oscura di Leonardo nel Codice Atlantico
La camera oscura di Leonardo nel Codice Atlantico


1550 - Gerolamo Cardano monta sulla sua camera oscura una lente per aumentare la luminosità dell'immagine (a discapito della nitidezza della stessa), come già aveva fatto Leonardo Da Vinci.


1569 - Daniele Barbaro descrive la camera oscura con queste parole:


“... serra poi tutte le finestre, e le porte della stanza, finché non vi sia luce alcuna, se non quella che viene da vetro, piglia poi uno foglio di carta, et ponlo incontra il vetro tanto discosto, che tu veda minutamente sopra 'l foglio tutto quello che è fuori di casa, il che si fa in una determinata distanza piú distintamente. Il che troverai accostando, overo discostando il foglio al vetro, finché ritroverai il sito conveniente. Qui vi vedrai le forme nella carta come sono, e le digradationi, e i colori, e le ombre, e i monumenti, le nubi, il tremolar delle acque, il volare degli uccelli, e tutto quello che si può vedere... vedendo dunque nella carta i lineamenti delle cose, tu puoi con un penello segnare sopra la carta tutta la perspettiva, che apparerà in quella e ombreggiarla, e colorirla teneramente, secondo che la natura ti mostrerà, tenendo ferma la carta fin che haverai fornito il disegno...”



1591 - Gian Battista della Porta propone l’uso di uno specchio per raddrizzare l'immagine. Viene inquisito per aver invitato degli amici in una stanza buia con un foro ed una lente nella quale erano proiettate, rovesciate, le immagini degli attori posti all'esterno (era anche commediografo). Scrive: ...in una stanza buia, su un lenzuolo bianco si possono vedere cacce, banchetti, battaglie, giochi, in modo così chiaro e luminoso come se uno li avesse davvero davanti agli occhi...


1602 - Caravaggio, secondo alcuni studi avrebbe utilizzato una camera oscura ed altri dispositivi ottici per dipingere fedelmente i soggetti dei suoi dipinti, assemblandoli in quella che oggi definiremmo una esposizione multipla.


1628 - Johannes (Jan) Symonsz van der Beeck, pittore olandese noto con lo pseudonimo di Torrentius, viene torturato e messo al rogo per il suo stile di vita blasfemo e dedito all’ateismo, e per aver realizzato in una “cantina oscura” dipinti di una tale perfezione da essere ritenuti opera del demonio. Viene salvato in extremis da re Carlo I d'Inghilterra, suo grande estimatore.


1646 - ad Amsterdam Athanasius Kircher costruisce una camera oscura gigante per proiettare il paesaggio esterno su un foglio posto al suo interno, sul quale l’artista disegnava i tratti principali dell’immagine da completare poi a studio.



La camera oscura di Kircher
La camera oscura di Kircher



1657 - Kaspar Skott costruisce una camera oscura a cassette scorrevoli che consente la messa a fuoco dell'immagine 


1632-1675 - secondo alcuni approfonditi studi Vermeer avrebbe utilizzato una camera oscura per realizzare i suoi dipinti.


1685 - Johann Zahn costruisce uno strumento dotato di uno specchio per proiettare l'immagine rovesciata e consentire al pittore di ricalcarla su un vetro smerigliato



La camera oscura concepita da Johann Zahn
La camera oscura concepita da Johann Zahn


1697 - 1768 Canaletto utilizza ampiamente e con grande maestria la camera oscura nella sua attività di vedutista, cosa che farà anche suo nipote Bernardo Bellotto.


1760 - Giphantie, un libro scritto da Charles-François Tiphaigne de la Roche, preconizza in maniera sbalorditiva l'invenzione della fotografia, mostrando in tal modo quanto tale invenzione fosse attesa e in gestazione già molto tempo prima che Niepce producesse le sue prime "eliografie", negli anni '20 del secolo successivo.


"… sai che i raggi della luce riflessi dai diversi corpi formano un quadro e dipingono questi corpi su tutte le superfici levigate: la retina dell’occhio, per esempio, sull’acqua, sugli specchi.

Gli spiriti elementari hanno cercato di fissare queste immagini passeggere; hanno composto una materia molto sottile, molto vischiosa e molto facile ad asciugarsi e ad indurirsi, per mezzo della quale un quadro si forma in un batter d’occhio.

Essi rivestono di questa materia un pezzo di tela, e la espongono agli oggetti che vogliono dipingere (…) la tela, per mezzo del suo rivestimento vischioso trattiene i simulacri (…)

Questa stampa delle immagini avviene già al primo istante in cui la tela la riceve: si toglie immediatamente e si mette in luogo oscuro; un’ora dopo, il rivestimento è asciutto e voi avete un quadro tanto più prezioso che nessuna arte può imitarne la verità, e che il tempo non può in alcuna maniera danneggiare. (…)

La precisione del disegno, la verità dell’espressione, i tratti più o meno marcati, la gradazione delle sfumature, le regole della prospettiva; noi lasciamo tutto questo alla natura, che, con quel segno sicuro che mai si smentisce, traccia sulle nostre tele delle immagini che impressionano l’occhio e fanno dubitare la ragione se ciò che chiamiamo realtà non sia un’altra specie di fantasma che impressiona l’occhio, l’udito, il tatto, e tutti i sensi assieme."


1816 - Nicéphore Niépce cattura immagini negative utilizzando carta coperta di cloruro d’argento, come farà Talbot venti anni dopo, ma non riesce a fissare le immagini. La carta continua ad annerirsi sotto gli occhi dell’inventore fino a far svanire l’immagine.


1822 - Nicéphore Niépce inventa l’eliografia (letteralmente “disegnare con il sole) utilizzando il bitume di Giudea, il quale era usato principalmente a quell’epoca nelle incisioni su rame come prodotto acido resistente. Erano note le sue caratteristiche del bitume di Giudea, e sono proprio quelle che interessano a Niepce. L’eliografia serviva a riprodurre automaticamente le incisioni con un processo fotografico. Nascono così le prime fotocopie. Mettendo a contatto il disegno con una pietra litografica o una lastra di metallo opportunamente ricoperta con un composto di olio di lavanda e bitume di Giudea, ed esponendolo al sole quest’ultima, si poteva creare una matrice per stampe litografiche o incisioni.


Una delle prime tre immagini realizzate da Niépce nel 1825, riproduzione di un disegno fiammingo del XVII secolo.
Una delle prime tre immagini realizzate da Niépce nel 1825, riproduzione di un disegno fiammingo del XVII secolo.

1824 - Nicéphore Niépce riesce a realizzare la prima immagine fotografica utilizzando una lastra litografica ricoperta di bitume di Giudea posta all’interno di una camera oscura. L’immagine sarà cancellata, ma da lui stesso riprodotta uno o due anni dopo su una lastra di peltro coperta di bitume di Giudea. Rappresentava la vista dalla finestra di casa sua, ed è oggi nota per essere la più antica fotografia esistente. Il tempo di esposizione necessario per realizzarla fu di diversi giorni. Come saprete, quest'immagine è anche il logo del nostro blog di fotografia.



Vista dalla finestra a Le Gras, riproduzione dell'eliografia di Joseph Nicéphore Niépce realizzata dallo storico della fotografia Helmut Gernsheim, 1952 circa
Vista dalla finestra a Le Gras, riproduzione dell'eliografia di Joseph Nicéphore Niépce realizzata dallo storico della fotografia Helmut Gernsheim, 1952 circa


1829 - Alla ricerca di un sistema per abbreviare i tempi di esposizione, Niépce entra in collaborazione con Louis Daguerre, noto per essere uno specialista in camere oscure. Insieme sviluppano il procedimento chiamato physautotype. Con questo sistema, che utilizzava tre resine ed i residui di distillazione dell’olio di lavanda come materiale fotosensibile, i tempi di esposizione scesero a circa quattro ore.


alcuni anni prima del 1839 - Hippolyte Bayard inventa le stampa ad annerimento diretto, prima di Daguerre e di Talbot. Francoise Arago però, grande amico di Daguerre, lo invita a non rendere pubblica la sua scoperta. Il 24 giugno 1839, lo stesso anno in cui Arago presenterà il dagherrotipo alla Accademia delle Scienze, espone in un negozio di Parigi trenta fotografie dal vero da lui realizzate con il suo procedimento.


1838-1839 Daguerre scopre le proprietà fotosensibili dello ioduro d’argento e quelle dei vapori di mercurio, i quali, liberati da cristallo di iodio, erano capaci di sviluppare e fissare l'immagine latente impressionata su una lastra di rame argentato


7 gennaio (o 19 agosto?) 1839 - presentazione del dagherrotipo di Louis Daguerre all’Accademia delle Scienze di Francia ad opera di François Arago. Nello stesso anno William Henri Fox Talbot presenta alla Royal Society il suo calotipo. Talbot presenta alla Royal Society la stampa ad annerimento diretto il processo negativo-positivo, bagnando la carta salata nel nitrato d’argento, il quale diviene così cloruro d’argento,. Brevetterà il procedimento due anni dopo.

Sempre nel 1839 Sir John F. W. Herschel conia il termine “fotografia”, “negativo” e “positivo”


1840 - Josef Petzval, un matematico ungherese poco più che trentenne, progetta un nuovo obiettivo a quattro lenti e di elevata luminosità (f/3.7) che consente un enorme abbattimento dei tempi di esposizione rispetto alle ottiche precedentemente utilizzate per i dagherrotipi, progettate da Charles Chevalier. Le lenti progettate da Petzval vengono immediatamente prodotte e commercializzate da Peter Wilhelm Friedrich Ritter von Voigtländer.


1850 - Louis Désiré Blanquart-Evrard inventa la stampa all'albume. La carta all'albumina sostituì le precedenti carte salate e divenne in breve tempo il più diffuso positivo fotografico prodotto commercialmente. Il nome di questa tecnica deriva dal fatto che la chiara d'uovo (l'albume appunto) veniva adoperata come legante: mischiata al cloruro di sodio formava un'emulsione che veniva applicata su un lato del foglio di carta facendo galleggiare quest'ultimo sopra l'emulsione stessa. Una volta asciugati, i fogli venivano tagliati secondo i formati più diffusi e messi in commercio.


1851 - inizio dell’era del collodio umido, introdotto da Frederick Scott Archer. Questa tecnica fu usata per circa venti anni.


1853 - invenzione del diaframma variabile e dell’otturatore


1854 - Disderi introduce il formato carte da visites


1864 - si ottengono lastre da poter usare asciutte (commercializzate dal 1867 dalla Dry Plate Company di Liverpool), confezionate industrialmente e pronte all’uso, grazie all’aggiunta di bromuro di ammonio e cadmio. Erano molto meno sensibili delle lastre umide, richiedevano il triplo del tempo di esposizione (circa 30 secondi in presenza di parecchia luce).


1867 - Produzione industriale delle carte aristotipiche al collodio e cloruro (chiamate celloidine), inizialmente al collodio e alla gelatina, poi, dal 1880, alla gelatina a sviluppo. Il termine aristotipo venne scelto per indicare sia le carte alla gelatina che quelle al collodio, molto difficili da distinguere fra loro, oggi come allora.


1871 - Richard Leach Maddox introduce le lastre alla gelatina al bromuro d'argento, semplificando molto il processo fotografico. Si usano ancora, per la stampa, le carte aristotipiche ad annerimento diretto o le albumine fino al 1880, soprattutto in ambito professionale.


1880 - Introduzione delle carte alla gelatina ai sali d’argento, il cui procedimento di sviluppo era analogo a quello del negativo.


1882 -  la Kodak inizia a produrre industrialmente le prime carte alla gelatina e al collodio cloruro d’argento, soppiantando definitivamente quelle all’albumina che però continuarono a essere preferite dai professionisti.


1888 - George Eastman introduce il concetto di rullo fotografico, realizzando una box camera precaricata con un rullo da 100 (!) pose di carta ad annerimento diretto. La fotocamera è venduta a 25 dollari, e la si può inviare alla casa madre per lo sviluppo. La macchina si chiama semplicemente Kodak, parola di invenzione dello stesso Eastman, scelta per via del suono delle consonanti (per lui sarebbe suonata bene commercialmente).


1900 - Kodak introduce la Kodak Brownie, una “box camera” di cartone molto semplice, precaricata con pellicola 117, che era venduta al prezzo di 1$ (equivalente all’incirca a 35 euro attuali).  La fotocamera poteva essere spedita alla casa madre per lo sviluppo e veniva inviata a casa insieme alle stampe, caricata con una nuova pellicola.


2006 - l’artista e ricercatore inglese David Hockney pubblica Secret Knowledge, Rediscovering the Lost Techniques of the Old Masters, dove analizza l’utilizzo di dispositivi ottici in pittura








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