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Immagine del redattoreRodolfo Felici

10 anni con la Fuji X10: elogio di una piccola gemma

Aggiornamento: 30 ott 2022


Avete mai sognato di avere fra le mani una fotocamera praticamente perfetta, piccola e potente, con un'ottica integrata a focale variabile capace di sopperire a qualsiasi necessità, con una resa eccellente dal grandangolo al medio tele ed una pazzesca apertura massima pressoché costante di f:2.0-2.8?

Vorreste avere una fotocamera così?

Già che ci siamo, su questa fotocamera delle meraviglie potremmo anche sognare di avere un sensore innovativo, con una conformazione della matrice che renda possibile una resa migliore dei colori, ed un processore capace di riconoscere le condizioni di luce e di ottimizzare l'impiego dei fotoricettori per ottenere a seconda delle circostanze più gamma dinamica, più risoluzione o meno rumore.


E se poi questo gioiello fosse anche prodotto in Giappone con materiali di qualità, con un corpo in lega di magnesio, un mirino ottico galileiano che corregga l'inquadratura a seconda della focale, un flash integrato? E se infine, ciliegina sulla torta, disponesse di uno zoom manuale per cambiare focale senza bisogno di energivori motorini elettronici?

E se questa meraviglia non necessitasse di pulsanti o levette per accendersi, come le fotocamere serie di una volta, ma che per trovarla pronta all'uso bastasse estrarre l'obiettivo come sui 50mm collassabili delle prime Leica a vite?


Ebbene, una fotocamera del genere non solo è esistita, ma è in circolazione da parecchio tempo: esattamente da undici anni. Si chiama Fuji X10, e come tutte le fotocamere serie resiste egregiamente al passare del tempo.



Ho acquistato la mia X10 nel lontano 2012. Era uno strumento validissimo allora e lo è anche oggi nel 2022, nonostante i dieci anni di utilizzo e le centinaia di migliaia di foto scattate. La avevo provata ad uno degli ultimi Photoshow che si tennero a Roma, e fu subito un colpo di fulmine.

Quando la tenni per la prima volta fra le mani ebbi la sensazione di aver raggiunto una meta dopo un lungo viaggio. Pensai che non avevo mai provato una fotocamera così piccola e comoda, capace di supplire praticamente senza sforzo ogni necessità professionale. Improvvisamente tutte le attrezzature utilizzate fino ad allora mi sembrarono immediatamente vecchie, e al tempo stesso la X10 mi sembrava avere un fortissimo legame con il passato. Era come se 150 anni di evoluzione dello strumento fotografico fossero serviti a portarmi li, di fronte a quella fotocamera molto simile per forma e dimensioni ad una Leica CL (probabile fonte di ispirazione per i progettisti della Fuji), capace di sfornare dei file assolutamente paragonabili a quelli della Nikon D200 che utilizzavo allora.



L'unico difetto che aveva, se lo si poteva considerare tale, era che considerate le sue dimensioni si rischiava di non essere presi sul serio. Da un lato era come la Walter PPK di James Bond, talmente piccola da poter passare inosservata sotto un abito scuro, ma capace di risolvere qualsiasi situazione se utilizzata bene. La si poteva utilizzare tranquillamente per fare le foto ad un concerto senza il rischio di essere messi alla porta, perché nessuno l'avrebbe considerata una attrezzatura professionale. Tra l'altro è MOLTO più silenziosa di una Leica, per via dell'otturatore centrale. Però, per lo stesso motivo, si rischiava di non essere presi sul serio in una qualsiasi circostanza in cui si presumeva fosse richiesta una attrezzatura "professionale", in uno di quei luoghi dove si chiama il fotografo più per far scena che per reale necessità di portare a casa delle buone voto.

Ma a me, francamente, questo importava poco. Son sempre stato appassionato di macchine piccole e compatte, e di fotocamere a telemetro economiche. Per questo motivo ho sempre adorato l'Olympus XA, e considero la X10 la sua erede spirituale.


Ho usato la mia X10 moltissimo, anche e soprattutto per lavoro, scattando con questa una delle foto a cui al tempo tenevo di più e che fu pubblicata in molti paesi (ma ora non le do più importanza e perciò non ve la mostro). L'ho usata in un viaggio durato un mese in giro per il Messico, scattando le foto che poi divennero un servizio per il mensile Viaggiando.



Non vi ho detto poi che l'X10 gira anche degli ottimi video, e c'è chi l'ha sfruttato le sue qualità di "unobtrusiveness" (termine inglese inflazionato che si potrebbe tradurre con discrezione) per girare dei documentari come "l'Albero di Trasmissione" una cosa che oggi si può fare con qualsiasi smartphone comunque).


Ma il vero limite della X10 era quello di essere superata a livello di resa qualitativa, seppur di poco, dalle altre sorelle della serie Fuxi X dotate di un sensore più grande ed ottica intercambiabile. Il sensore di dimensioni ridotte, 2/3 di pollice a 12mpx, era la sua forza ed il suo limite allo stesso tempo. Le dimensioni ridotte del sensore rendevano possibili i miracoli ottici di cui abbiamo già parlato, ma chi la utilizzava per un periodo dopo un po' sentiva la necessità di un upgrade e desiderava passare alla X-E1, allora unica fotocamera accessibile della serie X perché la X-Pro1 e la X100 costavano (e costano tuttora dopo dieci anni) molto di più.


Cosi feci, acquistai la X-E1 e la usai tantissimo, insieme alla X-M1 e alla X-T1 che uscirono poco dopo. Per via di una modesta differenza di resa e di risoluzione (16 megapixel contro i 12 della X10) la piccolina di casa Fuji venne perciò relegata a fotocamera delle vacanze, diventando il coltellino svizzero che ci si porta appresso quando proprio non si ha idea di quale situazione ci potremmo trovare di fronte ma si vuole anche viaggiare leggeri e senza troppi pensieri. Nel frattempo però i prezzi dell'usato di stavano abbassando notevolmente. Proprio perché di fatto la X10 era nata per invogliare gli utenti del mondo reflex ad avvicinarsi al fantastico universo della serie X, molti di coloro che avevano fatto l'upgrade ai modelli più performanti svendevano la potente compatta a circa trecento euro. Io la avevo pagata 580 euro se ben ricordo, e mi consideravo già fortunatissimo perché appena uscita ne costava circa 800.


La consigliai a quel punto a parenti e amici, che si affettarono ad acquistarla usata. Alcuni di loro ancora la usano con soddisfazione e mi ringraziano. La X10 era ed è la perfetta macchina dei ricordi d'altronde, e una fotocamera che ognuno potrebbe tranquillamente utilizzare per una vita senza avere bisogno di altro, come le buone fotocamere di una volta. Basta pensare al risultato e al piacere di utilizzo senza soffermarsi troppo sugli inevitabili limiti della resa che caratterizzano qualsiasi compatta, figuriamoci una con un sensore di dieci anni fa.


Per me la X10 rappresenta l'apice massimo raggiunto da una categoria di fotocamere, quella delle compatte di fascia alta. Dopo dopo di essa la categoria si è pressoché estinta, assorbita dagli smartphone che oggi hanno una resa paragonabile se non migliore, con in aggiunta tutte le comodità che possono derivare da una connessione dati e un GPS integrati (backup automatico su cloud, condivisione immediata, geolocalizzazione precisa e istantanea su ciascuno scatto). A dire il vero i modelli successivi, ovvero la X20 (pressoché identica) e la X30 (prodotta fino al 2016), introdussero qualche miglioramento, ma vi fu anche qualche passo indietro rispetto all'originale. Peggiorò l'ergonomia con la ricerca di un restyling a tutti i costi, e si scelse di adottare un sensore X-Trans come sul resto della serie. Il miglioramento principale e più utile fu forse l'introduzione del WiFi nella X30, e l'introduzione di un autofocus più performante.

Fatto sta che tutte queste fotocamere (X10, X20 e X30) si trovano ancora (se si trovano) in vendita a prezzi molto alti considerata l'età, con cifre che oscillano fra i 300 e i 600 euro (per la X30).

Questo vuol dire che si tratta di una serie di fotocamere ancora molto ricercata e desiderata nonostante l'evoluzione degli smartphone, e lontana dall'essere considerata obsoleta nonostante i 10 anni trascorsi dall'entrata in produzione della prima incarnazione della serie e i sei anni dall'uscita di produzione della X30.


Fatto sta che ogni volta che decido di portare con me la X10, decidendo di mettere da parte le remore legate alla resa inferiore delle immagini rispetto alle sorelle maggiori, riscopro la gioia di fotografare con facilità, semplicità e naturalezza. E' la stessa gioia che ho scoperto dieci anni fa quando la usai per la prima volta, un senso di leggerezza impagabile misto al piacere di utilizzare uno strumento nato e pensato per fare fotografia, a differenza di uno smartphone il quale, con tutti i suoi pregi, è e rimane un rettangolo touchscreen con un obiettivo attaccato.


Per me è stato un errore da parte di Fuji abbandonare il settore delle compatte premium, ma probabilmente devono aver capito che da un certo punto di vista questo tipo di fotocamera faceva concorrenza alle sorelle maggiori della serie X con sensore APS-C.

Vi saluto con le immagini recenti di un breve tour sulla Amerigo Vespucci, ormeggiata a Civitavecchia; si tratta della tipica occasione da gita scolastica (o con la famiglia) in cui la X10 da il meglio di sé. L'occasione in cui si desidera portare a casa delle belle immagini che ci ricordino i bei momenti passati insieme, senza eccessive pretese o ambizioni, e viaggiare leggeri con una macchina grande come un mazzo di carte da gioco.

Un'ultima cosa... se si usa lo schermo per inquadrare le batterie non durano moltissimo, come su qualsiasi mirrorless presumo. Il mirino galileiano non è precisissimo, inquadra sempre un campo più ampio rispetto allo scatto finale. Basta saperlo in effetti; è comunque molto utile in condizioni di forte sole o di occhiali da sole polarizzati (che renderebbero nero il monitor della fotocamera in caso di scatti verticali). Vi consiglio di portare in tasca una manciata di batterie di ricambio Patona, si trovano a poco su Amazon o su eBay e durano quanto l'originale.





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