Fujifilm X-T5, il test completo
A novembre dello scorso anno ho avuto la possibilità di provare brevemente la X-T5 e vi avevo raccontato su queste pagine quali erano state le mie prime impressioni, dopo che Fujifilm mi ha fornito un esemplare per effettuare un test più approfondito posso giungere alle mie conclusioni nei confronti di una fotocamera che mi è parsa da subito molto promettente.
Inizio questo test con una premessa, negli ultimi anni - specialmente da quando le mirrorless si sono affermate in qualità di regine indiscusse del mercato – le macchine fotografiche hanno avuto sempre più la tendenza a ibridarsi implementando un numero sempre maggiore di funzioni video, arrivando a metterle sullo stesso piano di quelle fotografiche. Questa tendenza ha portato chi redige i comunicati stampa ufficiali a mettere in mostra le funzioni video e ritengo che ciò rischi di togliere molta importanza alle caratteristiche fotografiche delle fotocamere. Per questo motivo sin dal primo momento in cui ho visto la Fujifilm X-T5 non sono riuscito a non provare simpatia per lei, la X-T5 infatti nasce non come sorella minore della X-H2, nonostante abbia molta dell’elettronica in comune e abbia un prezzo più basso, ma per offrire una differente esperienza d’uso. La X-H2 è attualmente la top di gamma della serie X di Fujifilm, quella che è in grado di sfruttare al massimo le componenti elettroniche tanto in campo fotografico quanto in quello video. Invece la X-T5 lascia che le prestazioni offerte in ambito video rimangano un passo indietro rispetto a quelle fotografiche, ma offre un corpo macchina che risponde maggiormente alle esigenze di chi la userà prevalentemente per scattare fotografie. Questo è indiscutibilmente un bel segnale e penso dovrebbe essere percepito come tale da chiunque abbia a cuore la fotografia.
La Fujifilm X-T4 è stata una fotocamera di gran successo e la mirrorless incaricata di sostituirla non avrebbe potuto avere nessuna opportunità di eguagliarne i risultati senza un deciso incremento delle prestazioni, per questo la X-T5 è stata dotata del nuovo sensore X-Trans CMOS 5 HR, lo stesso che era stato presentato sulla X-H2 a settembre 2022. La sigla HR indica l’alta risoluzione (High Resolution) del sensore che passa dai 26.1 megapixel della quarta generazione ai 40.2 della quinta. Un sensore retroilluminato che è coadiuvato dal processore d’immagine X-Processor 5, un processore che ha il doppio della velocità d’elaborazione rispetto alla versione precedente. La stabilizzazione del sensore a cinque assi fornisce fino a 7 stop di compensazione. Potrebbe sembrare un piccolo incremento rispetto ai 6,5 stop di compensazione offerti dalla X-T4, ma bisogna tenere in considerazione che il vecchio sistema compensava solamente i movimenti di beccheggio e imbardata, non compensando quindi i movimenti sui 3 assi di rotazione. In più un sensore con quasi il doppio della risoluzione è tecnicamente più difficile da stabilizzare per la maggior densità di fotodiodi presenti sulla sua superficie.
L’autofocus è invece il classico autofocus ibrido Fujifilm, ma è stato implementato mediante l’utilizzo di tecnologia Deep Learning AI che ha permesso il tracciamento di una varietà di soggetti in più oltre al classico riconoscimento del volto e degli occhi umani. È in grado infatti di rilevare e seguire animali, compresi gli uccelli, automobili, motocicli, biciclette, aeroplani e treni. Leggendo le schede tecniche della X-H2 e della X-T5 la sensazione è che i punti in comune si fermino qui e che la X-H2 “sovrasti” la X-T5 in tutte le altre voci, ma non è propriamente così. Sul web è andata affermandosi l’idea che comprare la X-T5 sia semplicemente un modo per risparmiare circa 250 euro rinunciando a qualcosa, ma non c’è niente di più superficiale di un’affermazione fatta senza aver capito il reale senso delle cose. Infatti le due fotocamere differiscono più per l’esperienza d’uso che sono in grado di offrire che per altro. La serie X-H infatti è diventata e rimarrà la serie che porterà all’estremo i limiti tecnologici e che è destinata a ogni tipo di utente grazie a un’interfaccia più simile a quella della concorrenza grazie alla presenza della ghiera PSAM. Questa configurazione è senza dubbio più efficace per chi ha bisogno di usare la fotocamera anche per girare video di livello professionale e infatti la X-H2 offre la possibilità di spingersi fino al formato 8K. La X-T5 invece mantiene un’impostazione di tipo tradizionale, con tante ghiere e restituisce sensazioni che sembrano riemergere dal passato durante l’uso, pur offrendo il meglio della tecnologia del presente. In questo modo vengono esaltate le caratteristiche fotografiche e la X-T5 offre un’esperienza fotografica entusiasmante a chi ha imparato a fotografare con una fotocamera a pellicola e vuole concentrarsi esclusivamente o quasi sul piacere di scattare una fotografia, per gli altri utenti Fujifilm offre altre opportunità. Non voglio dire che la X-T5 non sia in grado di girare buoni filmati - può filmare fino al formato 6.2K e in Full HD può registrare fino a 240 fps -, ma che non è la X-T5 il corpo macchina ideale tra quelli proposti da Fujifilm per chi ha la necessità di utilizzare la fotocamera come videocamera con continuità.
La scelta di limitare le funzionalità video rispetto alla X-H2 ha consentito agli ingegneri Fujifilm di adottare due schede di tipo SD sulla X-T5. Una scelta che ci sentiamo di sostenere in quanto le schede CFexpress, che si stanno diffondendo a macchia d’olio tra le nuove fotocamere, consentono sì di registrare video di altissima risoluzione o di supportare raffiche velocissime, ma hanno costi elevati per l’utente finale e non tutti ne hanno effettivamente bisogno. Si ha necessità di filmare a 8K senza interruzioni? Esiste la X-H2 che con la sua scheda CFexpress Tipo B consentirà di farlo. Si vogliono scattare raffiche da 40 fps senza interruzioni? Esiste la X-H2s che con la sua scheda CFexpress Tipo B consentirà di farlo. Se invece a noi piace fotografare, piace poterlo fare assistiti da un sensore adatto alla fotografia professionale e non sentiamo l’esigenza di oltrepassare i 13 scatti al secondo perché mai dovremmo usare una scheda del genere? Poter risparmiare cifre intono ai 150/200 euro significa per esempio poter investire in un obiettivo di maggiore qualità e il tutto senza perdere nulla in termini di esperienza d’uso.
La cadenza di scatto continuo massima senza ritagli è di 13 fotogrammi al secondo. Per una mirrorless che guarda alla tradizione fotografica più che alle prestazioni assolute risulta quasi esagerata. L’autofocus in queste situazioni riesce ad assistere il fotografo in modo più che sufficiente.
La X-T5 è leggermente più piccola della X-T4, ma mantiene fortunatamente una buona ergonomia e non risulta eccessivamente compatta al punto da offrire una presa poco confortevole per un uomo adulto come può succedere ad esempio con la X-T30. I millimetri risparmiati sono per fortuna pochi, a tutto vantaggio degli utilizzatori. Si percepisce una piacevole sensazione di leggerezza, infatti il risparmio in termini di peso è di 50 grammi esatti. Questa sensazione è più evidente quando si prende in mano il solo corpo macchina o al massimo si monta un obiettivo leggero, mentre si riesce a percepire di meno quando si monta un obiettivo più pesante della media.
Una scelta che farà discutere da parte di Fujifilm è quella di abbandonare il Vertical Grip. Ho avuto la possibilità di chiedere al personale di Fujifilm Italia se c’è la possibilità che ne venga adottato uno in futuro, ma mancando i contatti necessari nella parte inferiore del corpo per riportare i pulsanti per l’utilizzo in verticale della fotocamera sembra che questa possibilità sia molto remota, per non dire nulla. Pur non essendo il vertical grip il mio accessorio preferito ritengo che non fornire la possibilità di adottarne uno a chi invece preferisce utilizzarlo sia stato un errore. Una scelta che influirà negativamente sul giudizio di un gruppo ristretto, ma comunque significativo, di fotografi. Non ritengo giusto che la risposta sia semplicemente quella che chi ne ha bisogno può acquistare una fotocamera della serie X-H, perché come abbiamo detto l’esperienza che si può fare utilizzando queste fotocamere è completamente differente da quella che offre la X-T5.
Il display posteriore torna a essere inclinabile come sulla X-T3, perde quindi lo snodo vari-angle che era stato adottato sulla X-T4. Questo ritorno al passato è secondo i tecnici Fujifilm un modo di accontentare gli utenti che lo hanno richiesto a gran voce essendo il display LCD inclinabile più comodo di quello con snodo vari-angle per chi fotografa. Infatti in questo modo il display rimane sempre in asse con il mirino centrale rendendo la fase di scatto più naturale, mentre con l’altra tipologia di snodo il display non risulta in asse con il mirino e ciò penalizza l’ergonomia in fase di scatto. Lo snodo Vari-Angle risulterebbe quindi più utile per chi fa video e in particolare per i vlogger che hanno bisogno di vedersi durante le riprese. La spiegazione risulta però convincente a metà, chi fotografa infatti è perfettamente in grado di utilizzare entrambi le tipologie di display senza grossi problemi e lo snodo Vari-Angle può risultare più comodo quando si abbassa la fotocamera al livello del terreno, tanto per fare un esempio. Per quanto mi riguarda l’unico argomento che mi avrebbe convinto della scelta di tornare al passato sarebbe stato quello sulla robustezza del display inclinabile al posto di quello completamente snodato. Non è un segreto che per anni molti marchi abbiano addirittura preferito utilizzare display fissi sui loro corpi professionali per limitare il rischio di rotture e lo snodo vari-angle è stato per molto tempo considerato troppo fragile per un uso intensivo, ma comunque ormai questo sembra essere un discorso che appartiene al passato.
Fa invece piacere notare e soprattutto constatare sul campo che nonostante un quasi raddoppio di risoluzione rispetto al modello precedente la batteria consenta di avere una maggiore autonomia rispetto al passato. Il risultato non è stato ottenuto cambiando la batteria, che rimane un NP-W235, ma diminuendo gli sprechi di energia e in questo potrebbe aver contribuito anche l’architettura di tipo stacked adottata per costruire il sensore, anche se non mi è stata data conferma di questo dai tecnici Fujifilm.
Rimanendo in ambito batteria e dintorni devo confessare che mi ha lasciato un po’ interdetto il fatto che montando la slitta di innesto rapido per il cavalletto non si riesca ad aprire completamente lo sportellino della batteria per poterla sostituire. A molti potrebbe sembrare un dettaglio, ma francamente ritengo che tutto quello che fa perdere tempo nella fase di cambio della batteria potrebbe avere un riscontro negativo durante il lavoro sul campo, penso per esempio ai cerimonialisti che vivono nell’ansia del non dover perdere neanche un attimo.
Con la X-T5 la Fujifilm ha intrapreso una strada i cui primi segnali avevo avuto l’opportunità di cogliere fin dalla presentazione della GFX100 e poi del modello X-S10. Ora tutto si comincia a far più chiaro e la possibilità di poter scegliere il prodotto più affine al nostro modo di intendere la fotografia è un vantaggio che Fujifilm offre ai suoi clienti. Apparentemente la X-T5 potrebbe sembrare un passo indietro nella ricerca delle prestazioni da parte di Fujifilm, invece è un valido esempio del fatto che togliendo qualcosa si possa ottenere di più. La X-T5 è un prodotto tecnologicamente all’avanguardia che dà la priorità all’esperienza fotografica tenendo un passo indietro le esigenze dei videomaker. Da appassionato di fotografia di lunga data, oltre che da esperto del settore, mi piacerebbe vedere diffondersi a macchia d’olio questa tendenza mettendo fine all’ibridazione tra fotografia e video che ci vorrebbe tutti creatori di contenuti per i social network piuttosto che fotografi.
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