Dieci dialoghi sulla fotografia condotti da Michele Smargiassi a Bologna
Sabato 13 alle ore 11:00 si terrà presso il Cinema Modernissimo di Bologna il primo dei dieci dialoghi sulla fotografia condotti da Michele Smargiassi, su iniziativa della Cineteca di Bologna.
L'evento è gratuito ed è possibile prenotare i biglietti al seguente link:
Di seguito il programma dei prossimi incontri:
SIA LODE ORA ALLA FOTOGRAFIA
Vita e miracoli di un medium narrati da Michele Smargiassi
Gennaio - Giugno 2024
Cinema Modernissimo, Bologna
La fotografia è stata data per morta fin troppe volte: con l’avvento del cinema, con l’avvento della televisione, con l’avvento del digitale e di Internet, ora con l’intelligenza artificiale… Eppure è ancora viva, straordinariamente viva. Non sono mai state prodotte tante fotografie come negli ultimi anni. Che cosa rende la fotografia assieme così fragile e così resistente? Qual è il segreto di questo strumento magico che sembra essere un dono degli dèi, più che un furto di Prometeo? Calunniata, sospettata, criticata da grandissimi intellettuali, ha unito fra loro le persone comuni, ci ha commosso, informato, stupito, spaventato. Per una volta, allora, proviamo a mettere da parte, senza dimenticarli, tutti i suoi difetti, tutte le sue colpe, e pensiamo a lei, alla sua storia, ai suoi eroi celebri e sconosciuti. Un ciclo di incontri non accademici, dieci racconti insoliti, dieci attraversamenti un po’ casuali, un po’ trasversali della sua storia, per ripensare tutto quel che eravamo convinti di sapere di sapere della fotografia, questa vecchia amica malandata ma vitale, per conoscerla, apprezzarla, magari ringraziarla per quel che ha fatto per noi nei due secoli brevi e intensi della sua vita. Presto, prima che i robot se ne impadroniscano.
Tutti gli incontri avranno inizio il sabato mattina alle 11, al cinema Modernissimo di Bologna, e avranno una durata di 90 minuti circa. L’ingresso è gratuito dietro prenotazione online. Le date potrebbero subire variazioni per cause di forza maggiore, che sdaranno tempestivamente comunicate.
13 gennaio
Orfeo Vendicato
L’ansia per la scomparsa delle immagini
Un’ansia, addirittura un’angoscia per la perdita delle immagini affliggono i fotografi fin dagli albori dell’invenzione. Alla metà dell’Ottocento la concreta minaccia dello sbiadimento fu, per la nascente categoria professionale dei fotografi, una specie di incubo, e la ricerca di un antidoto divenne una vera e propria ossessione. Un’ansia che ha il suo archetipo nel mito di Orfeo che perde Euridice appena ritrovata proprio perché osa guardarla. Riscopriremo quante volte questa opposizione (che è anche una complementarità) tra permanente ed effimero si è presentata nella storia della fotografia, dagli infortuni di Talbot ai social network. Dai supporti “inalterabili” alle storie di Instagram che vivono un solo giorno come le farfalle, l’ansia o il desiderio di impermanenza sono al cuore del nostro rapporto con le immagini.
3 febbraio
Un paese immaginario
Paul Strand e Cesare Zavattini a Luzzara
Luzzara, borgo contadino corteggiato dal Po, non avrebbe mai pensato di diventare uno di quei luoghi leggendari di cui gli appassionati di fotografia di mezzo mondo dicono “Lo conosco, ma non so dov’è”. Come la Scanno di Henri Cartier-Bresson e Mario Giacomelli, o la Deleitosa di W. Eugene Smith. A Luzzara nacque Cesare Zavattini, e un giorno fu lui a portare lì un gigante della fotografia mondiale, Paul Strand. Insieme composero, in parole e immagini, il ritratto di un paese dell’anima. Un paese, uscito nel 1955, è un libro che immagina più che documentare, è l’illuminismo di due intellettuali impegnati, è la loro utopica visione delle classi subalterne, riscattate dalla poesia non riuscendo esserlo dalla politica. Luzzara è il desiderio di un paese povero ma bello, pulito e nobile. Forse quella Luzzara non è mai esistita davvero, è un villaggio dell’immaginario. Andremo insieme a farci un giretto, con l’immaginazione.
24 febbraio
Say Cheese!
Perché dobbiamo sorridere nelle fotografie
Perché ridiamo nelle fotografie? Perché ridiamo con le fotografie? Nonostante seriorissimi studiosi si ostinino a negarlo, la fotografia comica esiste. Grandi autori l’hanno praticata. La fotografia, anzi, possiede tutte le qualità migliori per corrispondere al meccanismo freudiano del motto di spirito. Ma grandiosa è la fotografia quando varca il territorio del ridicolo, ossia il comico che non sa di essere tale. Un percorso di duecento anni fra immagini sorridenti, ma anche perfide, perché la fotografia ci coglie sempre come non sappiamo di essere. Perché ci vede come non ci possiamo vedere. Basta spostare il punto di vista di qualche passo, e i turisti che reggono con le mani la Torre di Pisa diventano maldestri lottatori marziali, o acchiappamosche. La fotografia è una mosca con grandi occhi. Un tafano, una zanzara che guarda e punge. Portatevi l’Autan.
9 marzo
Storia di una ossessione
W. Eugene Smith e il glorioso fallimento di Pittsburgh
Non parlerò di un capolavoro di successo. Racconterò tutto il contrario: il trionfo del più glorioso fallimento nella storia della fotografia, e del suo generoso, eroico Icaro che rischiò la sua stessa vita per l’impresa. Gene Smith spese undicimila negativi, cinque mesi di scatti, anni e anni di lavoro, si giocò la salute, la famiglia e il portafogli per tentare, inutilmente, di venire a capo del più colossale, ambizioso, impossibile omaggio a una città mai tentato nella storia della fotografia, un kolossal rimasto inedito e incompiuto. Un tentativo che fu definito “la fatale parabola dell’artista angelico condannato alla sofferenza, all’incomprensione e alla sconfitta”. Fate le valigie, si va a Pittsburgh.
23 marzo
Che figure bestiali
Perché e come fotografiamo gli animali
Continuiamo, da millenni, a guardare gli animali. Ma soprattutto a immaginarli, a ricrearli nella nostra mente, a nostro uso e consumo. A rappresentarli. Ma perché? Dalle grotte di Lascaux ai gattini sui social network, abbiamo bisogno di possederli anche in figura. Non ci rendiamo conto che invece gli animali non ci guardano più. Ce lo ha detto un filosofo della fotografia, John Berger. Strappati a viva forza dalla Natura e ingabbiati nella Cultura, come tutti gli oppressi non hanno nulla che sia davvero loro, che non sia solo nostro. L’unica cosa che ancora possono negarci è lo sguardo. E spesso ce lo negano. Ma a volte, sono loro a fotografare noi… Un viaggio nello zoo immaginario dove le fotografie di elefanti sono più numerose degli elefanti viventi. Un safari incruento nel vivente non umano.
6 aprile
Vivian e gli altri
L’invenzione del fotografo sconosciuto
Quando parliamo di Vivian Maier e del suo mito davvero singolare, il primo vero mito pop nella storia della fotografia, non parliamo più di una specifica persona realmente vissuta, ma di un fenomeno complesso, il “caso Vivian Maier”, dove dati di realtà e invenzione si intrecciano creando una costruzione mitologica. Un meccanismo che ha già funzionato altre volte nella storia della fotografia, ricca di sensazionali scoperte di “geni sconosciuti”. In questo incontro non cercherò di smascherare imposture, ma proverò a descrivere (per non essere troppo creduloni) i meccanismi in fondo semplici e ripetitivi di una costruzione mediatica. Utilizzerò il metodo comparativo, confrontando il percorso di creazione del mito Maier con altri che gli somigliano. Mi concentrerò non sul valore artistico o estetico degli autori, ma esclusivamente sulla tecnica di costruzione del mito del fotografo sconosciuto. E vi chiederò di risolvere un enigma.
20 aprile
Miserabilismi
È giusto fotografare i poveri e le vittime?
La miseria è fotogenica. Tra paternalismo e voyeurismo sta il rischio di una pornografia della povertà, ovvero del consumismo del dolore altrui, che ci consola e ci evita perfino di sentirsi complici delle ingiustizie del mondo. Naturalmente, nessun fotografo ama sentirsi cinico o voyeur. In questi due secoli, dunque, non sono mancate giustificazioni nobili, per la verità non tutte ipocrite o infondate, all’esistenza della fotografia che è stata detta miserabilista. Ma la fotografia, qualsiasi fotografia, anche la più ingenua, anche la più volonterosa e simpatetica, resta un atto di potere. Non si può ignorarlo, pena essere prepotenti. Si può cercare, ma a nostro rischio, di impugnare quel potere per il giusto manico. Uno sguardo a due secoli di stracci messi in mostra, e un piccolo esame di coscienza.
4 maggio
Fare le carezze al mondo
L’amicizia poetica di Luigi Ghirri e Gianni Celati
La riattivazione sensoriale dello sguardo, la riattivazione sentimentale del linguaggio. Ciascuno lavorava nel suo campo, curioso di quello dell’altro. Era inevitabile che quei due si incontrassero. E il loro incontro è stato una congiunzione astrale che ha migliorato il nostro mondo. Di collaborazioni tra fotografi e scrittori ce ne sono stati molte, nel Novecento, non tutte felici, alcune decisamente conflittuali. Tra Luigi Ghirri e Gianni Celati, invece, non è avvenuto solo un incontro fra sensibilità affini di mondi diversi. È avvenuto un miracolo, il miracolo della transustanziazione dello sguardo. Due menti in affinità elettiva, assieme in un viaggio troppo breve per reimparare a vedere e ad amare il mondo.
18 maggio
Il dono dell’ultravista
La creazione del mito del fotogiornalista nei fumetti
Il super-eroe è un uomo eccezionale perché possiede super-poteri fuori del comune, e tra questi c’è quasi sempre il potere di vedere di più, vedere tutto, vedere quel che noi non vediamo. Chi è, da duecento anni circa, il personaggio mitologico che vede di più di noi? Susan Sontag afferma che il fotografo “negli anni 20 era ormai diventato un eroe moderno, come l'aviatore e l'antropologo”. Il mito del fotogiornalista come eroe della visione nasce all’inizio del Novecento contemporaneamente alla nascente fortuna del fumetto, e le loro strade si incontrano. Il fumetto è stato a lungo il regno del mito, dell’irreale, dell’improbabile, del fantastico, della finzione: il suo ruolo determinante nel santificare la figura del testimone universale, il fotoreporter, è stato sottovalutato. Riscopriamo assieme, dai comics alle graphic novel, un personaggio che non voleva essere eroe, ma lo hanno disegnato così.
1 giugno
L’etica contro l’estetica?
Salgado e la sfida tra etica ed estetica
"Troppo bella questa foto". Quante volte abbiamo sentito questa esclamazione in un museo? E lo sappiamo, non è un complimento: è un’accusa. Rivolta quasi sempre a una fotografia che mostra una scena di sofferenza, miseria, catastrofe, guerra. È l’espressione di un disagio dello spettatore che si sente messo di fronte a due sollecitazioni che avverte come divergenti: l’ammirazione estetica e l’indignazione etica. Ripercorrendo il lavoro di Sebastião Salgado, il fotografo che più di ogni altro è stato bersagliato da accuse di “estetizzazione del dolore”, cercherò di capire se in fotografia il bello sia davvero nemico del buono.
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