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Immagine del redattoreGianluca Laurentini

Canon RF 10-20mm F/4L IS STM, il test completo


Negli ultimi anni Canon sta presentando con continuità nuovi obiettivi con baionetta RF e lo sta facendo introducendo numerose e interessanti novità. Non si tratta infatti di semplici repliche per mirrorless EOS R di obiettivi EF, ma di un sistema che nasce poggiando sulle basi solide del passato per costruire ottiche in grado di sfruttare al meglio il basso tiraggio tipico di questi nuovi modelli di fotocamere.


Tra questi nuovi obiettivi quello che ha maggiormente attirato la mia attenzione nell’ultimo periodo è stato l’RF 10-20mm F/4L IS STM. Da fotografo paesaggista di professione è normale che quando venga presentato un ultragrandangolare la curiosità sia tanta e la voglia di poterlo provare sul campo ancora di più.

La prima fugace presa di contatto con quest'ottica è avvenuta al Big Event di Milano, purtroppo si trattava di un obiettivo di preproduzione e non era ancora possibile provarlo su una fotocamera, ma è stata comunque quella la prima possibilità per osservarlo dal vivo. In quell'occasione è successa una cosa bizzarra che mi fa piacere raccontarvi: il buon Stefano Catalani - product specialist di Canon - mi ha detto di stare attento nel prendere in mano l'obiettivo perché si trattava pur sempre dell'erede dell'EF 11-24mm f/4L USM. Un modo per farmi capire che stavo per prendere in mano un obiettivo “di un certo peso” dato che quell'ottica sulla bilancia faceva fermare la lancetta ben oltre il chilogrammo, così quando mi ha passato il 10-20mm nel sentire che era così leggero mi è venuto spontaneo rispondergli: "Non me lo fate provare perché è finto? È vuoto al suo interno?". Guardandolo meglio però mi sono reso conto che si trattava di un vero obiettivo, che non si trattava di una replica da esposizione. La differenza di peso infatti è reale e dovuta alle scelte tecniche adottate dagli ingegneri. Dal motore di messa a fuoco, ai diversi materiali utilizzati, tutto contribuisce a limitarne il peso. La sensazione è che ci sia molta più plastica e meno metallo rispetto alla vecchia ottica, ciononostante la percezione di robustezza è rimasta inalterata e l’obiettivo è comunque resistente agli agenti atmosferici e alla polvere come deve essere un'ottica professionale oggi per poter competere sul mercato. Forse dobbiamo abituarci definitivamente a questo cambio epocale, anche se a dir la verità quando si porta un corredo di nuova generazione la schiena già si è abituata e ringrazia per i passi avanti fatti visto che l'RF 10-20mm pesa appena 570 grammi rispetto ai 1180 grammi dell'EF 11-24mm. Fidatevi di me se vi ripeto che la prima sensazione che ho avuto prendendolo in mano è stata di vera e propria incredulità.


Con un angolo di campo orizzontale di 121°55’ alla lunghezza focale di 10mm si possono riprendere due strade ortogonali nella stessa inquadratura.

 

Come tutti gli obiettivi ultragrandangolari richiede una certa esperienza per poter essere sfruttato al meglio, a 10mm di lunghezza focale infatti l'angolo di campo è di circa 130° sulla diagonale e di oltre 121° sul lato orizzontale. Per comporre l'immagine bisogna quindi avere le idee ben chiare, perché da una parte c'è la possibilità di far entrare in un'unica immagine due strade di un incrocio come vi ho mostrato nell’esempio precedente, dall'altra si rischia di non avere un soggetto nella fotografia scattata. Per farvi capire meglio cosa intendo la via più semplice è di mostrarvi altre due fotografie: sapete qual è la differenza tra queste due immagini scattate a 10mm di lunghezza focale? 



La differenza è semplicemente di tre passi. Due in avanti e uno a sinistra per essere precisi. In fotografia bisogna cercare di riempire sempre il fotogramma e farlo con un obiettivo di questo tipo richiede un soggetto importante e sufficientemente vicino. Secondo me conviene non preoccuparsi troppo delle linee cadenti. In questo caso le ho lasciate inalterate per farvi vedere la foto originale, ma se avessi voluto eliminarle sarebbero bastati un paio di click per ottenere delle linee perfettamente verticali.

 

Ai fini dell’inquadratura potrebbe essere utile anche la minima distanza di messa a fuoco di 25 centimetri per poter inquadrare un soggetto di piccole dimensioni in primo piano. Le leggi dell'ottica ci dicono che chiudendo il diaframma potremmo ottenere l’intero campo a fuoco, qui di seguito un esempio calcolato da una App che normalmente uso per calcolare la profondità di campo. 


Come si vede in questo screenshot con una lunghezza focale di 10mm impostando un diaframma pari a f/16 l'area nitida va da poco meno di 12cm all'infinito. Essendo l'obiettivo lungo 11cm questo vuol dire che dovremmo avere l’intero fotogramma a fuoco. Bisogna fare un ulteriore ragionamento a questo riguardo visto che posizionandosi su valori così estremi di lunghezza focale e chiusura del diaframma in realtà specialmente nelle aree periferiche dell’immagine si notano delle evidenti aree di bassa nitidezza che viene naturale pensare siano generate dalla diffrazione, come potrete apprezzare nella prossima fotografia.


Foto scattata a 1/160 di secondo, f/16 a 10mm di lunghezza focale con lunghezza di messa a fuoco minima pari a 25 centimetri.

 

Naturalmente non c’è nulla di strano in questo e sarà sufficiente mettere a fuoco a una distanza leggermente maggiore per avere una profondità di campo comunque eccezionale e tipica dei grandangoli. Devo ammettere che facendo le prove mi aveva inizialmente messo in allarme questo comportamento, ma con una messa a fuoco di un metro o poco più anche chiudendo al valore minimo di diaframma, cioè f/22, non si nota il minimo problema di diffrazione. Porsi ai limiti estremi di funzionamento di una qualsiasi ottica comporta qualche inconveniente, ma sulle qualità delle lenti di quest’obiettivo non si scherza e ve lo posso dimostrare con un’altra fotografia e in cui ogni elemento, dal centro alla periferia estrema è perfettamente nitido. 

Foto scattata a 1/25 di secondo, f/22 a 10mm di lunghezza focale.

 

Passando alla costruzione dell’obiettivo si contano 16 elementi suddivisi in 12 gruppi con una serie di lenti speciali che sono quelle che consentono di arrivare alle elevate prestazioni offerte dall’RF 10-20mm. Una volta tanto possiamo anche ammirare la sua costruzione in questo spaccato che Canon ci ha fornito e che permette di rendersi conto delle scelte ardite che gli ingegneri hanno fatto progettando questo obiettivo.


La generosa lente frontale convessa attira subito l’attenzione, anche perché il paraluce a petalo è integrato e sono queste caratteristiche molto vistose che nota anche chi non è un esperto di fotografia. Senza queste caratteristiche naturalmente sarebbe impossibile ottenere le prestazioni desiderate, ma la domanda che molti si saranno posti a questo punto sarà: “ma non si possono montare filtri?” A questa domanda la risposta è che sulla lente frontale per ora non esiste nulla che permetta il montaggio dei filtri e probabilmente non esisterà mai proprio a causa delle caratteristiche estreme dell’obiettivo, ma può comunque ospitare dei filtri in gelatina di diametro 35x20mm sul retro, come si vede nella figura seguente.


Quando ho letto di un obiettivo serie L con motore di messa a fuoco STM mi sono chiesto quanto fosse giustificata questa scelta visto che sarebbe stato lecito aspettarsi il più prestante USM. Anche perché il prezzo di listino è di 2.849,99 euro. Una volta iniziato il test ho però immediatamente capito che il motore STM è in grado di supportare al meglio il fotografo in ogni istante, i movimenti del gruppo di messa a fuoco di un grandangolo così estremo sono così piccoli che probabilmente la differenza tra i due tipi di motore non sarebbe apprezzabile dall'uomo. Però visto che se non vedo non credo ho fatto moltissime prove per saggiare la velocità di messa a fuoco e devo dire che mi è sembrata anche più veloce di quella dell'EF 11-24mm, obiettivo che adotta invece il motore USM. Questo potrebbe però dipendere più dalla velocità degli autofocus di nuova generazione delle mirrorless rispetto a quelli delle reflex che dagli obiettivi stessi.

 

Un errore che bisogna evitare di fare, anche se è più che naturale commetterlo, è quello di focalizzare l'attenzione solo sul valore più estremo dell'escursione focale di questo zoom. La lunghezza focale di 10mm sicuramente è quella che desta maggiore curiosità e genera entusiasmo, ma il vero vantaggio di questo obiettivo è quello di avere un'escursione focale che consente una libertà espressiva non indifferente. Come ho mostrato in apertura di questo test il rischio di non riempire il fotogramma è reale e vi mostro in quest'altro esempio come un passo indietro e un colpo di zoom riescano a far risaltare maggiormente il Vittoriano in queste due foto scattate dal Foro di Traiano a Roma

La prima fotografia è stata scattata a 10mm di lunghezza focale, la seconda a 20mm di lunghezza focale facendo un passo indietro per ottenere una cornice simile data dalla finestra tra le due foto.

 

A livello compositivo le possibilità che l’RF 10-20mm F/4L IS STM offre sono molte e teoricamente avere un 10mm consente prospettive veramente estreme eppure durante il test ho scattato anche una serie di foto in formato quadrato che sfruttano scene molto simmetriche e che secondo me possono interessare una parte degli utenti, specialmente quelli che si occupano di architettura. 

 

L'apertura massima è costante e pari a f/4, ma non c'è molto altro da dire su questo, infatti trattandosi di un obiettivo che dà il suo meglio con la fotografia di paesaggio e quella di architettura probabilmente i fotografi lo useranno tutti prevalentemente tra f/8 e f/11 per ottenere il massimo delle prestazioni ottiche. Pertanto sarebbe inutile ambire a uno stop in più di apertura e se lo doveste chiedere a me se anche fosse stato un f/5.6 non mi sarei assolutamente creato alcun problema e la mia opinione generale sull’obiettivo sarebbe stata la medesima.

 

Anche la presenza dello stabilizzatore può essere comoda, ma non fondamentale. Sapere che con il solo OIS l’obiettivo è capace di compensare fino a 5 stop e che se usato con una fotocamera dotata di IBIS - come nel nostro caso avendolo provato con una EOS R5 - può arrivare a compensare fino a 6 stop può essere intrigante, ma è anche vero che in ambito professionale difficilmente verrà usato senza cavalletto per cui la sua importanza nella valutazione complessiva dell'obiettivo è da considerarsi secondaria.

 

Invece quello che veramente ho apprezzato è stata la sua nitidezza anche in abbinamento con un sensore da 45 megapixel che riesce a mettere in difficoltà qualsiasi obiettivo che non sia di elevatissima qualità. Negli ultimi mesi i rumors parlano sempre più insistentemente dell'arrivo programmato per il 2024 della EOS R5 Mark II e di un possibile sensore da 60 megapixel. Sinceramente non ho nulla di sicuro che possa confermare o smentire queste ipotesi, ma immagino che quest'ottica sia stata progettata per offrire il massimo delle prestazioni ottiche anche con la nuova generazione di sensori Canon qualunque risoluzione essi dovessero avere. 

Un grandangolo così estremo consente di azzardare con le inquadrature. Fotografare con lo sguardo rivolto verso l’alto in una giornata di questo fin troppo caldo autunno mi ha permesso di fotografare una foglia in procinto di staccarsi dal ramo e al contempo di inquadrare il sole che si trovava dalla parte opposta.

 

Quando provo un nuovo obiettivo per curiosità vado sempre a escludere le correzioni automatiche in Camera RAW per capire come lavori effettivamente e devo ammettere che sono rimasto abbastanza sorpreso da quel che ho scoperto. L’RF 10-20mm F/4L IS STM infatti comunica le correzioni da fare alla fotocamera e guardando nel mirino o nel display posteriore non è possibile accorgersi di nulla, ma nativamente l'obiettivo sembra essere ancora più estremo dei 10mm dichiarati nella scheda tecnica e ha una forte vignettatura che viene completamente eliminata in automatico. Ciò, come accennavo, è stato possibile grazie al mirino elettronico delle mirrorless, con quello ottico di una reflex infatti si sarebbe avuta una visione reale, cioè priva delle successive correzioni apportate automaticamente sia dalla fotocamera sia dal software di postproduzione, e questo ne avrebbe reso molto più complesso l'utilizzo. Se non fossi andato a curiosare in Camera RAW probabilmente non avrei mai avuto la percezione reale delle caratteristiche ottiche di questo obiettivo. Questo è un altro grande vantaggio delle mirrorless e penso che Canon stia facendo un buon lavoro nello sfruttare tutte le possibilità offerte da questo sistema.

Qui di seguito trovate 2 screenshot che rendono evidenti le differenze. 


 

Alla fine di questo lungo test posso dire che il nuovo RF 10-20mm F/4L IS STM è uno degli obiettivi che più mi ha dato soddisfazione provare negli ultimi tempi. Le sue caratteristiche sono eccezionali e anche se il suo prezzo è tutt'altro che alla portata di tutti ritengo che valga ogni euro richiesto e se con il tempo il prezzo dovesse abbassarsi non escludo di comprarlo per la mia attività professionale. Anche perché dopo quasi tre settimane di prove con quest’obiettivo perennemente montato quando sono tornato a utilizzare il mio amato 16-35mm mi è sembrato di avere per le mani un medio tele tanto mi ero abituato a cercare e a vedere il mondo con le prospettive estreme che consente di sfruttare l’RF 10-20mm.

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