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Immagine del redattoreRodolfo Felici

L'Olympus XA, l'XA2 e la nascita delle fotocamere compatte

Se oggi ognuno di noi dispone di una fotocamera eccellente nella tasca dei pantaloni, pronta all'uso in ogni occasione, è grazie ad un uomo geniale e lungimirante che seppe cambiare le sorti della azienda per cui lavorava grazie a brillanti e rivoluzionarie scelte di design.

Non mi riferisco a Steve Jobs e all'iPhone, non solo a lui almeno. Sto parlando dell'ingegnere Yoshihisa Maitani, l'ingegnere capo dell'Olympus che è entrato nel mito per aver saputo creare fotocamere iconiche che hanno fatto la storia, come la Olympus Pen, la Pen F o la serie Olympus OM.


Il capolavoro di Maitani, la Olympus XA

La leggenda vuole che il giovane Maitani (lo raccontò lui stesso) si trovasse a lavorare nella gelida città termale di Suwa, dove di inverno la temperatura può raggiungere -23 gradi. Per riscaldarsi, ogni mattina si recava alle terme. Un giorno, mentre stava uscendo dalla vasca, senti il crepitio di un incendio. Uno dei clienti delle terme, un camionista, si precipitò nudo in mezzo alla neve a spegnere il suo veicolo che aveva preso fuoco, senza poter fare nulla in realtà se non vederlo bruciare. Maitani avrebbe voluto avere una fotocamera con sé per documentare quella scena drammatica e surreale, ma ovviamente non la avevano né lui né le altre persone presenti. Nessuno al tempo avrebbe mai pensato di portare una fotocamera alle terme pubbliche. Oggi una scena del genere sarebbe stata ripresa da decine di smartphone e resa virale sui social. Questo singolare episodio segnò la vita è la carriera di Maitani. Per lui divenne una ossessione creare una fotocamera che ciascuno potesse portare sempre con sé, che potesse essere uno strumento di uso quotidiano da portare nel taschino, alla stregua di una penna. Nacque così l'Olympus Pen, la sua prima creatura, una fotocamera compatta mezzo formato che consentiva di scattare ben 70 foto con un normale rullino 35mm. Ovviamente, la resa di una fotocamera mezzo formato era inferiore a quella di una tradizionale fotocamera 35mm "full frame", ma questo non era importante. Il senso di quel progetto era quello di poter avere uno strumento pronto all'uso sempre con sé, e di poter disporre di un numero di scatti praticamente infinito per l'epoca.

Vi ricorda qualcosa? Sensore piccolo, quantità pressoché illimitata di scatti e dimensioni tali da poter avere sempre con sé la fotocamera: sono le caratteristiche dello smartphone che avete in tasca! Ebbene si può dire che questo concept lo abbia ideato lui. All'epoca in cui Maitani era giovane la fotocamera più piccola era la creatura di Oscar Barnack, la Leica IIIf con attacco a vite, tuttavia anche quella era troppo grande per entrare nel taschino di una giacca. Guarda caso anche Leica, come l'Olympus, è nata come produttrice di microscopi. Nel DNA delle due aziende vi era la miniaturizzazione ed una grande attenzione alla resa delle lenti. L'Olympus XA, presentata nel 1979, fu in qualche modo il punto di arrivo di tutta la sua carriera e della ricerca di una vita, nonché la miglior risposta in assoluto alla sfida lanciata da Barnack mezzo secolo prima.

Maitani pubblicizza il sistema OM della Olympus (OM stava per Olympus Maitani)

Dopo aver realizzato la Pen F (una versione reflex con ottiche intercambiabili della Pen, anche questa mezzo formato) ed il sistema OM (un sistema reflex con gli ingombri e dimensioni della Leica M) Maitani era all'apice della sua carriera. Il giovane designer divenne allo stesso tempo il frontman ed il testimonial dell'Olympus, il che costituiva una singolare eccezione nell'ambito della cultura giapponese, nella quale l'azienda è una considerata come una grande famiglia dove ciascun lavoratore deve fare la sua parte dando il meglio di sé, senza mai mettersi in mostra. Maitani appariva ormai con le sue creature sulle riviste di fotografia ed autografava le fotocamere a chi chiedeva di conoscerlo, incidendone la calotta con una matita con la punta di diamante.

Lo stesso nome OM dato al sistema reflex di sua creazione era un acronimo per Olympus Maitani. Si narra che in una sola notte creò il suo capolavoro, La Olympus XA, la cui maquette fu scolpita a mano in un blocchetto di argilla. Non si era mai vista prima d'ora una fotocamera del genere. Era (ed è tuttora) la più piccola fotocamera a telemetro mai realizzata, poco più grande del rullino stesso, delle dimensioni di un pacchetto di sigarette o di una saponetta, un oggetto integrale, concluso in se stesso e costruito intorno ad un'idea come un "concept album". Non assomigliava a nessuna fotocamera mai vista fino ad allora. Maitani amava dire che se un tipo di fotocamera già esisteva allora non c'era motivo di progettarne una uguale. La XA non aveva bisogno di ottiche aggiuntive, o di borse pronto. L'apertura scorrevole a "ovetto" (questo fu il soprannome che le venne dato in Italia) proteggeva la lente ed attivava l'esposimetro ed il pulsante di scatto al tempo stesso, rendendo quel piccolo oggetto pronto all'uso in un istante. Allo stesso modo lo si poteva riporre con un singolo gesto, riparando la lente dalla polvere che si insidia in ogni tasca.

Maitani con le sue creazioni e con la maquette in creta della XA

L'obiettivo era un 35mm Zuiko 2.8, una focale molto vicina a quella considerata "normale" per eccellenza, il 40mm, e perciò utilizzata di serie su quasi tutte le fotocamere a telemetro ad ottica fissa degli anni '70. Contrariamente alle altre fotocamere a telemetro tuttavia, nel caso della XA l'ottica non protrudeva affatto dal corpo macchina, rendendo la piccola Olympus veramente tascabile. Per rendere possibile questo piccolo miracolo dell'ingegneria ottica Maitani usò uno schema ottico studiato per l'occasione dal suo team, che rendeva la lente più corta della sua lunghezza focale effettiva e che consentiva la messa a fuoco senza spostare l'elemento frontale. La levetta di messa a fuoco trasla infatti una lente all'interno dell'ottica, ruotandola su un elicoidale, e le dimensioni esterne rimangono inalterate. Il particolare schema ottico utilizzato ha una eccezionale risolvenza ed una leggera caduta di luce ai bordi, e la vignettatura risultante dona un certo carattere all'immagine. È una lente con un'anima. Bisogna ricordare che le uniche fotocamere compatte 35mm realizzate fino ad allora erano la Minox 35 e la Rollei 35. Entrambe avevano una ottica retrattile (collapsible) come la lente della Leica di Barnack. In pratica erano tutte folding cameras, cioè una evoluzione delle fotocamere a soffietto. Andavano aperte prima di essere utilizzate, e comunque non erano dotate di un telemetro. La XA, dotata di otturatore elettronico e di un inedito tasto di scatto a sfioramento sensibilissimo, telemetro, selettore dei diaframmi a levetta, autoscatto e comando per sovraesporre di 1,5 stop, deve essere sembrata per certi versi un oggetto alieno al momento della sua presentazione nel 1979. Consentiva più controllo sull'immagine della maggior parte degli smartphone di oggi, che in sostanza funzionano come una fotocamera point and shoot senza alcun controllo sui diaframmi (gli smartphone a dire il vero neppure lo hanno un diaframma). All'epoca la XA era presentata come la fotocamera che i professionisti amano usare in vacanza, cosa che probabilmente corrispondeva al vero, trattandosi della compatta più evoluta esistente negli anni '80. Le pubblicità con Lord Lichfield e David Bailey come testimonial probabilmente aiutarono a contribuire al mito, soprattutto in Gran Bretagna.

Alla XA originale venne affiancata quasi subito la XA2, quasi identica nell'aspetto ma dotata di un obiettivo leggermente meno performante, un 35mm 3.5 che molti preferiscono per la vignettatura ancor più caratteristica. La XA2 funzionava in quella che oggi definiamo modalità "program", cioé impostava da sola l'accoppiata tempi-diaframmi cercando di utilizzare il diaframma più stretto possibile per ottenere una maggior profondità di campo, senza fornire tuttavia alcuna indicazione su diaframmi o tempi di scatto. La messa a fuoco non era più a telemetro ma a zone (ravvicinata, a tre metri e ad infinito), più che sufficiente per l'uso quotidiano su un'ottica 35mm pensata per lavorare ad iperfocale. Una fotocamera eccellente nel suo ambito, un ottimo progetto che si andava ad inserire in una ben precisa fascia di mercato e andava a sopperire in maniera intelligente le esigenze di chi non aveva intenzione di imparare nozioni basilari di fotografia, o semplicemente voleva scattare senza pensare ad esposizione e messa a fuoco. Si può dire che sia stata la XA2 la vera progenitrice delle "point and shoot" con cui siamo cresciuti, le fotocamere da usare sulla spiaggia o in gita scolastica, oggetti di uso quotidiano come una penna ma che hanno consentito di riempire gli album di famiglia fino all'avvento del digitale prima e degli smartphone poi. Se con la XA è nato il concetto di fotocamera compatta, si può dire che con la XA2 sia nato il concetto di fotocamera punta-e-scatta. Maitani decise di eliminare tutto ciò che era superfluo per l'utente medio, e che probabilmente era anche controproducente per l'uso per il quale era stata concepita la sua creatura. Le fotocamere successive, compresa la eccellente serie Mju della Olympus (chiamata Stilus Epic all'estero) si ispirano tutte alla XA2. La XA2 tuttora una fotocamera perfetta per un certo genere di fotografia, quella definita "street", ed avendo avuto un successo planetario si può acquistare a prezzi incredibilmente bassi su eBay o altri canali (circa 20 euro). Uno dei migliori acquisti in assoluto per chi ama la fotografia a pellicola. Le fotocamere compatte, tutte eredi della. XA2, di fatto hanno dominato il mercato dal 1980 al 2007, data della presentazione del primo IPhone. Senza l'idea di Maitani forse lo smartphone che avete fra le mani non sarebbe mai esistito, o sarebbe stato differente. Sicuramente si può considerare l'incarnazione attuale più vicina alla sua idea, così come la XA fu negli anni '80 l'incarnazione più efficace dell'idea di Barnack.


Le fotocamere di Maitani, la Pen, Pen F, la OM e la XA2

Per chi volesse approfondire:



Infine infine un link ad un gruppo Flickr che raccoglie solo foto scattate con i vari modelli di Olympus XA: https://www.flickr.com/groups/olympusxa/pool/


Nota: furono prodotte anche altre tre fotocamere, che fanno parte a tutti gli effetti della famiglia XA.

La XA1, da non confondere con la XA originaria, è la pecora nera della famiglia. Dotata di un vistoso esposimetro al selenio e priva del pulsante di scatto soft-touch, fu probabilmente un primo tentativo di realizzazione di una versione economica della XA, nella direzione che poi condusse alla XA2.

La XA3 è in sostanza la stessa fotocamera della XA2, ma con il riconoscimento automatico della sensibilità della pellicola attraverso il codice DX (una specie di codice a barre presente sui rullini). La XA4 è particolarmente rara e piuttosto ricercata, si tratta di una XA2 dotata di un 28mm invece del tradizionale 35mm.


Qui sotto alcune foto di esempio scattate con XA ed XA2:


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