Si vendono meno fotocamere: tutti si preoccupano, ma nessuno vi dice che è normale
I dati diramati dal CIPA in questi giorni ci parlano per l’ennesima volta della diminuzione delle vendite delle fotocamere nell’anno in corso rispetto a quelli precedenti. Si parla per l’ennesima volta di crisi, riviste e siti si sperticano in articoli allarmanti snocciolando numeri, ma nessuno di loro vi dice una cosa semplicissima: è un fatto del tutto normale e per niente inaspettato dagli esperti del settore.
Vediamo un attimo insieme di che cifre parliamo: nel 2018 sono state vendute 10.76 milioni di fotocamere, nel 2019 la previsione è di arrivare a fine anno con circa 8 milioni di fotocamere vendute. Le reflex hanno avuto una riduzione importante di ben oltre il 30% ed ora anche per le mirrorless iniziano a calare le vendite dopo anni di crescita.
Da cosa dipende tutto questo? E, soprattutto, è una situazione preoccupante per gli appassionati di fotografia?
Analizziamo la situazione di oggi facendo un passo indietro: c’erano una volta le reflex a pellicola. In ogni famiglia o quasi c’era un appassionato ed il mercato era vivo, ma non si facevano numeri impressionanti perché una volta comprato il proprio gioiellino questo aveva una vita media molto lunga. Personalmente ogni tanto vado a trovare la Olympus OM1 con la quale ho cominciato a scattare a casa dei miei genitori ed è ancora perfettamente funzionante, aspetta solamente che qualcuno ci metta dentro una pellicola per ricominciare a fotografare come se il tempo non fosse mai andato avanti.
Nel momento in cui sono arrivate le prime rivoluzioni, ad esempio quella dell’autofocus nata dopo la presentazione della Konica C35 AF, le vendite delle fotocamere hanno iniziato a lievitare. La tecnologia stava iniziando a prendere il sopravvento sulla meccanica.
È arrivato poi il momento delle digitali, non quelle a floppy disk iniziali, ma le reflex e le compatte che costavano un patrimonio e permettevano a tutti di scattare foto a 3 o 5 megapixel.
Da quel momento il mercato è cresciuto a dismisura: ognuno voleva una fotocamera digitale a casa e l’unico modo per averla era comprarne una visto che a quel tempo i cellulari servivano per telefonare e basta.
Il progresso tecnologico dei primi anni 2000 era tale che le risoluzioni raddoppiavano in breve tempo, i sensori da CCD divenivano CMOS e permettevano di raggiungere valori ISO che la pellicola si poteva solo sognare e tutti (o quasi) cambiavano fotocamera ogni 2 o 3 anni come se la cosa fosse normale. Ad un certo punto però non si poteva continuare a pensare che i fotoamatori ed i fotografi professionisti di tutto il mondo potessero continuare ad alimentare un mercato del genere all’infinito ed i numeri erano iniziati a calare ma…
… ma arrivarono prima Panasonic con la Lumix G1 e poi Olympus con la PEN a mostrare a tutti che non c’era più bisogno dello specchio presentando le prime mirrorless. Quindi quella contrazione del mercato che tutti sapevano che era imminente e della quale tutti si erano resi conto è stata rinviata sostanzialmente perché una nuova tecnologia ha scatenato le voglie degli acquirenti e i grandi marchi hanno cavalcato l’onda come meglio potevano.
Oggi siamo però arrivati al momento in cui i grandi marchi si devono rassegnare al fatto che gli appassionati ci sono e probabilmente sono più del passato, ma che le macchine fotografiche nell’armadio le hanno già e non sono disposti più a cambiarle con la frequenza del passato. Il ricambio di attrezzatura continuerà ad esserci, sarà semplicemente più lento che in passato. Si venderà un po’ di meno perché il mercato è saturo, ma non per questo si arresterà il progresso tecnologico ed alla prossima importante trovata tecnologica i numeri ricominceranno a crescere… per poi ridiscendere di nuovo e si ricomincerà a parlare di crisi!