Intervista ad Anton Saltanoff
Quando hai deciso di diventare un fotografo professionista, e perché?
> Ho 38 anni, e per quel che posso ricordare ho sempre fotografato. Tutto ha avuto inizio quando i miei genitori mi hanno regalato la prima fotocamera, una SMENA-8, ma ho iniziato veramente a scattare quando ho ricevuto una Zenit-122 per il mio compleanno. Fu nel 1992 più o meno, e a quel tempo imparai da solo a scattare, sviluppare e stampare utilizzando una vecchia attrezzatura non professionale. Ovviamente non immaginavo neppure che un giorno avrei potuto guadagnarmi da vivere per mezzo della fotografia. Tutto è cambiato quando nel 2005 ho acquistato la mia prima macchina fotografica digitale, una Nikon D70, ed ho imparato a scattare. Poi nel 2008 ho acquistato una Hasselblad 500 C/M a pellicola. La fotografia occupa gran parte della mia vita, ma ancora non mi posso definire un fotografo professionista.
Lavori su commissione o scegli modelle e location?
> Dipende dalla situazione. Quando lavoro con le modelle il più delle volte le seleziono da solo, contattandole attraverso i social media, e la sessione di scatto prende la forma di una amichevole passeggiata, durante la quale vaghiamo per la città, chiacchierando e scattando foto. Quando scatto ritratti di genere, ad esempio in India, è pura improvvisazione. Scatto nelle condizioni che mi trovo di fronte, a persone che vedo per la prima volta nella mia vita.
Quanto è importante per te pianificare in anticipo la location, l’atmosfera e la giusta luce in una sessione di scatto?
> Questa sarebbe la situazione ottimale. A volte, camminando per la città, noto quanto sia buona la luce in una location piuttosto che in un’altra, e qualche volta programmo di ritornarci con una modella, ma accade di rado.
Che tipo di attrezzatura utilizzi? Per quale ragione hai scelto l’Hasselblad 500 C/M?
Principalmente, scatto con fotocamera medio formato Hasselblad 500 C/M con un normale Zeiss Planar 80mm f2.8, con il quale ho realizzato il 95% delle mie foto.
Oltre a quest’ottica utilizzo anche uno Zeiss Sonnar 180mm f4, ed uno Zeiss Distagon 50mm f4. Ovviamente utilizzo anche qualsiasi altro tipo di fotocamera medio formato, l’Hasselblad è la mia preferita. Mi piace il suo peso, l’ergonomia e il sapore vintage della resa delle sue lenti.
C’é una immagine a cui tieni particolarmente legato di cui vorresti raccontarci la storia o il retroscena?
> Il mio lavoro “Le farfalle muoiono di Lunedì” significa molto per me, ho persino scritto una storia con lo stesso nome in cui racconto un difficile episodio circa la mia separazione da una ragazza, al termine della quale ho trovato morta una farfalla che a quel tempo viveva nel mio appartamento. L’ho visto come una specie di segno.
Come ti relazioni al soggetto quando realizzi un ritratto? C’è un feeling magico che è necessario costruire? In questo caso come cerchi di ottenerlo?
> Per ottenere una buona foto c’è bisogno di un buon rapporto umano ed è importante sentire che si sta costruendo il setting insieme alla modella. Idealmente, questo accade quando si ha familiarità con la persona ritratta, o ancor meglio quando si ha un rapporto di amicizia. Con molte delle persone che ho ritratto cerco di creare una cordiale amicizia. Loro rappresentano una promessa di creatività. Se esco per scattare ritratti di genere per strada, allora per me è importante entrare nello stato di coscienza caratteristico del flusso creativo, e in quel modo tutto diventa facile e semplice. Non so come raggiungere quella condizione emotiva in Russia, ma nella mia amata India, ad esempio, mi accade spontaneamente.
La professione di fotografo e le quelle legate alla comunicazione stanno attraversando un periodo di importante cambiamento e di rapida trasformazione. Che consigli ti sentiresti di dare a chi sta muovendo i suoi primi passi in questo universo?
> Penso che sia importante, per chi sta intraprendendo la professione di fotografo, provare di tutto, scattare qualsiasi cosa che catturi il proprio interesse e farlo con passione. Senza passione qualsiasi cosa nel mondo diviene noiosa e poco interessante. E’ anche importante osservare una gran quantità di buone foto, preferibilmente di autori classici, e anche dipinti.
Per avere un buon background un fotografo dovrebbe essere un uomo dalle buone letture; tutte queste esperienze, prima o poi, si trasformano in creatività.
La fotografia ti ha aperto nuove strade od opportunità?
> Si, certamente! E’ veramente magico quando persone che ammiro profondamente, che siano musicisti, scrittori o poeti, si trovano davanti al mio obiettivo. Questa è una incredibile opportunità per un fotografo per comunicare con persone interessanti.
When did you decide to become a professional photographer, and why?
> I am now 38 and as I can remember, I have always photographed. It all started when my parents gave me the first camera SMENA-8, but I really started shooting when I received ZENIT-122 for my birthday. It was about 1992, and then I independently learned to shoot, develop and print on old non-professional equipment. Of course, I could not even think that someday I would earn a living by photography. Everything changed when in 2005 I bought my first digital camera NIKON D70 and started learning to shoot, and in 2008 I bought a film HASSELBLAD 500CM. Photography takes up most of my life, but I still can’t call myself a professional photographer.
Do you work on commission or do you choose locations and models?
> It all depends on the situation. When I work with models (with girls), I most often choose them myself, write them to social media, and the shooting takes place in a friendly walk format, when we just hang around the city, chatting and take pictures in the process. When I shoot a genre portrait, for example, in India, it is pure improvisation, I shoot in the conditions that exist and always it is the people that I see for the first time in my life.
How much is important for your work to plan in advance the location, the atmosphere and the light for a photoshoot?
> This is the perfect situation. Sometimes, when I walk around the city, I notice how good the light is in the location or another, and sometimes I manage to return to this place with a model. But that rarely happens.
Born in 1980 in Siberia in the small provincial town of Surgut, where oil and gas are mined, where the winter lasts 9 months, and the temperature sometimes drops in the winter to -56C.
He learned to exercise and print, then became interested in music, and after school he left to wander around country. He hitchhiked and on freight trains, lived on the streets, squats and communes. Then returned home, went to college and began to photograph again. Worked as a watchman, guard, salesman, administrator, worker and designer, before he began to earn money with photography.
At 25 he moved to Moscow and, like many photographers, he began his carreer shooting portraits. He worked for magazines, for campaigns and private clients. In 2008 he bought a medium format film camera HASSELBLAD 500CM.
Then six months traveled across India, and a year later he left again for a great two-year journey through Asia, where he shot a lot on film. Now he lives in Moscow with a loving wife and a cat, and he lead a rather passive photographic lifestyle. He likes to ride a bike in Moscow, to cook Indian food, read Russian classics and print photos in the dark the room.
What kind of photographic equipment do you use? Why did you chose the Hasselblad 500 C/M
> Basically, I shoot by Hasselblad 500 C/M medium format camera with a standard Carl Zeiss Planar 80 / 2.8 kit lens, which is where I made almost 95% of my photos. In addition to this glass, I also use Carl Zeiss Sonnar 180/4 and Carl Zeiss Distagon 50/4. Of course, I also shot almost all medium format cameras, but Hasselblad has my favorite camera, I like its weight, ergonomics and retro-pics from his lens.
Is there an image you are particularly attached to that you would like to tell us the story behind the scenes?
> A lot to me means my work “Butterfly dies on Monday”, I even have a story of the same name in which I describe a difficult episode of my separation from a girl, at the end of which I have a dead butterfly that lived in my house before. I think, it was a kind of sign.
How do you relate to the subject when you take a portrait? Is there a magic feeling that you need to build? If so, how do you try to reach it?
> For good photos you need good human contact and important to feel the co-setting with model. Ideally, when I am familiar with the model, even better when we are friends. With many people who I shoot, I try to maintain warm friendships. They are the pledge of creativity. If I go out to shoot a genre portrait on the streets, then for me it is important to catch the feeling of a certain creative flow, then everything turns out easy and simple. I do not know how to feel it in Russia, but, for example, in my beloved India, it appears by itself.
Photography and other professions related to communication are undergoing a period of major changes and rapid transformations. What tips would you like to give to those who are beginning to work into this universe?
> I think it is important for beginning photographers to try everything, shoot everything they are interested in and do it with passion. Without passion, everything in the world becomes dull and uninteresting. It is also important to see a lot of good photos better than old authors, as well as paintings. For a perfect background, a photographer should be wellreading man; all this experience sooner or later transforms into creativity.
Did photography open you unexpected roads or opportunities?
> Yes, definitely! It is truly magical when people who I workc that sincerely admire, whether musicians, writers or poets, are in front of my lens. This is an incredible opportunity for a photographer to communicate with interesting personalities.