A Roma ben quattro mostre da non perdere
In questi giorni i musei della capitale ospitano ben quattro mostre di fotografie degne di nota, una alla Galleria nazionale, una al Museo delle Arti del XXI secolo e ben due a Palazzo Braschi.
Lontano. Caio Mario Garrubba. Fotografie è il titolo dell’esposizione ospitata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, curata da Gabriele D’Autilia ed Enrico Menduni, organizzata e promossa da Istituto Luce-Cinecittà. 100 scatti, in gran parte inediti, per (ri)scoprire lo sguardo, i viaggi e gli itinerari umani di un autore ancora troppo poco conosciuto in Italia, stimato a livello internazionale come un autentico maestro.
Da Berlino alla Cina, passando per Mosca, New York, Bangkok e Napoli. Finalmente la mostra che restituisce un gigante del reportage fotografico. Cosmopolita per scelta, fotoreporter indipendente tra i primi a varcare la cortina di ferro e a raccontarla al mondo occidentale, la mostra vuole mettere in luce quella tenace e responsabile volontà di documentare che ha caratterizzato la produzione di un reporter al quale poco interessavano gli eventi con la e maiuscola e meno ancora la miseria o le guerre, soggetto privilegiato dei reporter di ieri e di oggi.
Al Museo di Roma sono esposte 100 opere provenienti dal progetto Commissione Roma, ideato e curato da Marco Delogu e sviluppatosi nell’arco delle quindici edizioni di "Fotografia. Festival internazionale di Roma".
Le opere vanno ad arricchire le collezioni dell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, restituendo così uno sguardo contemporaneo sulla città che si inserisce nella narrazione della Roma storica contenuta già nella sua collezione permanente.
L’esposizione ha un grande valore per la città e la Sovrintendenza: per quindici anni consecutivi la Commissione Roma ha affidato il ritratto della capitale ad alcuni dei più grandi fotografi del panorama internazionale, che l’hanno 'raccontata' in totale autonomia interpretativa, in base alla propria estetica e al proprio vissuto. Ne è nato un dialogo sincero, non privo di confronti duri: Roma spesso non si riconosce immediatamente, mentre rimane invariato l’equilibrio tra la sua forza visiva e l’identità creativa degli autori. Un confronto che viene da lontano, eredità del Grand Tour, dove artisti contemporanei percorrono la città con i loro linguaggi, cercando di restituire figure mai viste, unire la loro interiorità con la città più "immaginata" della storia, portare i loro mondi.
Tra gli artisti in mostra: Josef Koudelka, Olivo Barbieri, Anders Petersen, Martin Parr, Graciela Iturbide, Gabriele Basilico, Guy Tillim, Tod Papageorge, Alec Soth, Paolo Ventura, Tim Davis, Marco Delogu, Paolo Pellegrin, Hans-Christian Schink, Roger Ballen, Jon Rafman, Simon Roberts, Léonie Hampton.
Oltre alle immagini della Commissione Roma sono in mostra anche le foto di Martin Bogren e Rodolfo Fiorenza, anch’esse acquisite al patrimonio fotografico della Sovrintendenza.
Nelle sale nel cortile al piano terra troviamo invece la mostra Roma nella camera oscura. Fotografie della città dall’ottocento a oggi. La mostra intende presentare l’arte fotografica a Roma coprendo un arco temporale che va dalla nascita della fotografia ai giorni nostri. Con circa 320 immagini conservate nelle ricche raccolte del proprio Archivio Fotografico, il Museo di Roma a Palazzo Braschi celebra i 180 anni della nascita ufficiale della fotografia con uno straordinario excursus negli ambiti più significativi della storia fotografica della capitale prima dell'avvento del digitale. L’arte fotografica a Roma nasce prestissimo: già nel 1839, anno della presentazione di Daguerre all’Accademia delle Scienze di Parigi del sistema da lui inventato per fissare le immagini su una lamina argentea, cominciano ad operare i primi dagherrotipisti. Negli anni a seguire Roma è una delle prime città italiane a registrare il passaggio alla fotografia stampata su carta da un negativo, che sarà anch’esso di carta e poi successivamente di vetro. Nella Città Eterna, pur stretta nella morsa del governo temporale papalino, e negli altri stati italiani, pur agitati dagli eventi che portarono all’unità, si assistette ad una grande diffusione della fotografia che si inserì nella scia del vedutismo sia pittorico che incisorio, per trovare in esso un rapido campo di espansione e commercializzazione, ma che in realtà destabilizzò consolidati modi artistici e antichi sistemi di riproduzione, tanto da suscitare a più riprese l’interesse dei governanti per un sua regolamentazione. Dal punto di vista iconografico la fotografia ottocentesca prese le mosse dalla pittura, nel campo della veduta e del ritratto, cercando ed ottenendo all’ombra di questa una legittimazione delle sue potenzialità artistiche ed una discolpa dall’accusa di mera riproduzione del reale. Si dovette aspettare la fine dell’epopea risorgimentale e l’annessione al regno italiano perché si creassero a Roma i validi presupposti per un rapido incremento della fotografia intesa non più solo come tecnica di riproduzione legata al mercato delle immagini-ricordo, ma per un suo più consapevole uso nei vari campi in cui poteva essere applicata: il ruolo di capitale portò ad un aumento delle occasioni pubbliche oltre che della popolazione e delle opportunità di lavoro.
Al MAXXI, nello Spazio Extra MAXXI, troviamo PAOLO DI PAOLO. MONDO PERDUTO, a cura di Giovanna Calvenzi, un racconto delicato, rigoroso e sapiente di un’Italia che rinasceva dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale.
Paolo di Paolo è stato il fotografo più amato della rivista Il Mondo di Pannunzio, dove in 14 anni ha pubblicato 573 foto, con reportage dall’Italia e dal mondo. Ha ritratto divi del cinema, scrittori, artisti, nobiltà e gente comune. Ha percorso le coste italiane con Pier Paolo Pasolini raccontando le vacanze degli italiani. Di Paolo (Larino, Molise, classe 1925), straordinario cantore dell’Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ha saputo raccontare con delicatezza, rigore e sapienza il Paese che rinasceva dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. Tra le sue foto, riscoperte dopo più di cinquant’anni di oblio, quelle di Pier Paolo Pasolini al Monte dei Cocci a Roma, Tennesse Williams in spiaggia con il cane, Anna Magnani con il figlio sulla spiaggia del Circeo, Kim Novak che stira in camera al Grand Hotel, Sofia Loren che scherza con Marcello Mastroianni negli studi di Cinecittà. E poi una famiglia per la prima volta di fronte al mare di Rimini e i volti affranti del popolo ai funerali di Palmiro Togliatti.