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Immagine del redattoreRodolfo Felici

La Rolleiflex, le reflex biottica e la Yashica Mat

Prima della diffusione di massa delle reflex ad obiettivo singolo, o SLR (single lens reflex), la fotocamera professionale per eccellenza era la reflex biottica (se si escludono le fotocamere grande formato come la Graflex Speed Graphic), ed Il dominio incontrastato del mercato apparteneva alla celeberrima Rolleiflex della tedesca Franke & Heidecke, brevettata nel 1929. Nell'arco di un secolo l'aspetto delle Rolleiflex è rimasto pressoché inalterato, fino al triste epilogo, ossia la chiusura totale delle linee di produzione nel 2014, con la liquidazione di componenti e macchinari.


Come raccontato nel film "We'll Take Manhattan", che celebra gli esordi della carriera del giovane David Bailey, nei primi anni '60 il formato 35mm non era assolutamente considerato sufficiente per finalità editoriali. Quello che oggi consideriamo "full frame" era un formato utilizzato dai reporter di guerra o dai fotografi sportivi, i quali preferivano disporre di un maggior numero di scatti prima di cambiare rullo, ma utilizzare negativi di dimensioni inferiori al 6x6 per realizzare un servizio di Vogue era considerata una eresia; David Bailey ebbe il coraggio di trasgredire a questa regola non scritta, e questa fu una delle cose che lo rese famoso. Bailey divenne indirettamente il più grande spot vivente per la Nikon F e per le Single Lens Reflex in generale quando Antonioni decise di basare su di lui il personaggio interpretato da David Hemmings in Blow Up.


David Hemmings in Blow Up, Antonioni 1966

All'epoca della Dolce Vita, tutti i fotografi utilizzavano fotocamere 6x6, e queste erano quasi esclusivamente delle Rolleiflex per chi lavorava come fotoreporter. Come macchina da studio invece era molto diffusa l'Hasselblad, per via della versatilità legata agli obiettivi intercambiabili.


Una scena da La Dolce Vita, Fellini 1960

La tedesca Franke & Heidecke, come è noto, produceva due modelli molto simili fra loro, la Rolleiflex e la Rolleicord. La prima era il modello "professionale", e si distingueva dal modello "prosumer" (come lo definiremmo oggi) per via della manopola di avanzamento rapido, che permetteva di far avanzare il fotogramma ed armare l'otturatore con un unico singolo gesto. Una caratteristica non da poco vista la complessità di utilizzo delle altre medio formato dell'epoca. Le folding camera degli anni '30, come le Zeiss Ikon, avevano un soffietto in pelle piuttosto delicato, una messa a fuoco a stima, e soprattutto il trascinamento era scollegato dall'otturatore, il quale doveva essere armato dopo ogni singolo scatto.

Le Rolleiflex dovevano apparire estremamente solide, efficienti e costruite come un carro armato quando sono apparse sul mercato alla fine degli anni '20. Uso l'espressione non a caso: lo sviluppo industriale conseguente al primo conflitto mondiale consentì in quegli anni di lavorare l'acciaio in maniera molto più precisa e con tolleranze inferiori. Negli anni precedenti alla prima guerra mondiale le fotocamere erano essenzialmente ancora tutte fatte di legno, così come anche le automobili, la cui carrozzeria era costituita quasi sempre un rivestimento in lamiera di un telaio in legno.


Molte case produttrici, negli anni a seguire, realizzarono cloni delle Rolleiflex. La maggior parte di esse erano fotocamere che si ispiravano solo nella forma alla fotocamera della Franke & Heidecke. La Voigtländer Brillant del 1932 ad esempio era essenzialmente una box camera con messa a fuoco a zone, e della reflex biottica ha solamente l'aspetto. Successivamente la Brilliant è stata clonata a sua volta dai russi i quali le diedero il nome Lubitel, che significa letteralmente "amatore". Questo tipo di fotocamere erano essenzialmente delle fotocamere giocattolo. Molto diverso è il caso della giapponese Yashica. I giapponesi come è noto hanno sempre realizzato fin dagli anni '40 dei cloni eccellenti delle fotocamere tedesche. Si può dire che le prime Canon a telemetro fossero cloni Leica, e che le prime Nikon fossero invece dei cloni Contax: i due storici concorrenti nipponici hanno cominciato la loro carriera "ispirandosi" fortemente - per non dire copiando - i due storici concorrenti tedeschi. Dal 1954 al 1959 la Yashica produsse la Yashicaflex, in sostanza una copia della Rolleicord, ossia la versione prosumer della nota biottica tedesca, priva della leva di avanzamento rapido. L'avanzamento della pellicola avveniva tramite una manopola e si poteva controllare da finestrelle rosse poste sul retro del dorso.

Nel 1957 la casa nipponica introdusse la Yashicamat, un clone della Rolleiflex, ovviamente dotato della leva di avanzamento rapido della pellicola che aveva reso l'originale un oggetto del desiderio per milioni di professionisti. Il suffisso "mat" nel nome stava appunto per "autoMATic".

Una Yashica Mat 124-G

Le prime versioni della Yashica Mat erano dotate di un 75mm f3.5 Lumaxar, successivamente fu sostituito con un 80mm con le stesse specifiche. Secondo alcune fonti autorevoli tale obiettivo era realizzato nella Germania dell'Ovest; secondo altri invece, era realizzato in Giappone dalla ditta Tomioka. In ogni caso si trattava di un obiettivo costituito da 4 elementi disposti secondo lo schema Tessar, che successivamente venne ribattezzato Yashinon. In pratica la lente delle Yashica era ispirata a quella delle prime Rolleiflex, dotate del Tessar f3.8. Le Rolleiflex vennero prodotte in una infinità di versioni, dotate di obiettivi a schema Tessar e Planar, f2.8 o f3.5. In sintesi, lo schema Tessar è meno inciso del Planar, ma ha una resa dal sapore differente. Vi sono estimatori di entrambi i tipi di ottica per quanto riguarda le Rolleiflex, chi vuole acquistare Yashica Mat invece non si deve porre il problema visto che utilizzano tutte lo schema Tessar. Le ultime Yashica Mat, chiamate 124 o 124 g, furono prodotte dal 1970 al 1984. Sono dotate di otturatore Copal con un range di scatto che va da 1 secondo ad 1/500 sec., e ovviamente adottando uno specchio fisso offrono tutti i vantaggi delle attuali mirrorless o di una fotocamera a telemetro, ossia uno scatto estremamente silenzioso con vibrazioni pressoché assenti. Erano macchine obsolete al tempo in cui furono prodotte, in un periodo storico in cui il mercato era dominato dalle SLR, ma che ebbero ciononostante un enorme successo. E' facile trovarne sul mercato dell'usato a prezzi variabili dai 150€ ai 350€, e di solito sono in ottime condizioni trattandosi di fotocamere costruite per durare ben oltre le condizioni medie di utilizzo che si son trovate ad affrontare nella loro carriera. Ad un prezzo più che accessibile ci si può portare a casa una fotocamera medio formato: considerato che fotocamere digitali "super full frame" come la Fuji GFX50 costano ancora intorno ai 4500€, lo si può considerare un ottimo affare. Inoltre ogni reflex biottica è un oggetto affascinante, sia da utilizzare che da esporre, ed è un pezzo di storia.

La resa dell'obiettivo dello Yashinon è migliore se si scatta utilizzando diaframmi da f8 ad f16.

Di seguito potete vedere alcune foto di esempio scattate con una Rolleiflex dotata di Planar 3.5


Le seguenti invece sono state scattate con una Yashica Mat, ovviamente dotata di un Tessar 3.5

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