Cresce costantemente il numero di fotografi (da social), non la qualità
Per parafrasare un proverbio africano potremmo dire che ogni giorno un fotoamatore si sveglia e diventa fotografo. Da social.
Oggi viviamo in un'epoca che per la fotografia potrebbe essere incredibile: grazie allo smartphone infatti praticamente ogni persona ha una fotocamera sempre con sé. Anche se i limiti dello smartphone sono noti, la possibilità di avere una fotocamera che per qualità non ha nulla da invidiare ad una classica compatta ha aperto scenari che erano inimmaginabili fino ad un decennio fa.
Anche per chi pretende qualcosa di più la strada si è comunque fatta in discesa: oggi una reflex od una mirrorless entry level costano cifre ridicole se paragonate a quelle dei primi anni 2000, in più esiste un fiorente mercato dell’usato che offre delle occasioni che possono permettere praticamente a tutti di acquistare attrezzature eccellenti senza doversi svenare.
Fatta questa premessa si potrebbe dire: allora per quale motivo non è cresciuta contemporaneamente anche la qualità delle fotografie? Il problema come al solito non è il mezzo, oggi ci sono fotografi di reportage che lasciano a casa la loro reflex e lavorano solo con una mirrorless od uno smartphone e producono dei veri e propri capolavori. Il fatto, secondo me, è che oggi la fotografia non passa più per la stampa, per una mostra, per la condivisione in un circolo fotografico o su un sito specializzato in fotografia, ma si è spostata sui social network. I social network come Facebook o Instagram spesso utilizzano semplicemente la fotografia come mezzo per aumentare le interazioni e quindi il loro business, così come è giusto che facciano. A Facebook secondo voi interessa più una brutta foto con 1.000 finti like comprati od un capolavoro con 5 like reali?
Esiste da parte delle persone una sorta di egocentrismo che li porta a condividere tutto quel che fanno pensando che esista qualcuno interessato a saperlo e cosa c’è di più facile da fare per attirare l’attenzione di condividere una foto? Una foto non ha bisogno per forza di un testo, una foto comunica da sola. La fotografia è il mezzo più semplice per comunicare perché per scrivere senza risultare ridicolo bisogna avere un minimo di istruzione e per girare un filmato bisogna saper stare davanti ad una fotocamera ed avere qualcosa da dire. Invece per fare una foto basta un click, sia che si tratti di un selfie che della foto della colazione o quella del gatto. Sia che si tratti di un capolavoro sia che si tratti di una schifezza. Ed in quest’ultimo caso pochi o nessuno ve lo faranno notare, fidatevi. La fotografia ha tutto quel che serve per entrare in contatto con il mondo in modo semplice ed immediato, è la sua potenza ed al tempo stesso il suo limite.
Quindi se tutti noi oggi abbiamo a disposizione una fotocamera e tutti i mezzi necessari per diffondere le nostre immagini perché la qualità media sui social è così bassa, per non dire imbarazzante? Perché alla diffusione degli apparecchi non è stata associata una diffusione della cultura della fotografia? Le scuole fanno fatica a trovare iscritti a causa della concorrenza di youtube, dove si può trovare veramente di tutto, ma sicuramente non si può trovare l’interazione con un docente necessaria per fare il salto di qualità. Le riviste hanno chiuso una dopo l’altra ed il futuro di quelle presenti appare tutt’altro che roseo. Le associazioni sembrano reggere il colpo, ma non sempre sono gestite in modo professionale o con il vero intento di diffondere la cultura della fotografia, può capitare che servano solo all’autocelebrazione dei membri del direttivo.
Come se ne esce da questa situazione? Non è semplice perché molti fotografi da social ad ogni commento non positivo reagiscono male. Non è semplice perché ci sono foto terribili sotto le quali si vedono “like” e commenti degli amici che incoraggiano a continuare così. A crederci verrebbe da dire! Non è semplice perché sulla cultura in Italia non si investe in generale, figuriamoci su quella riguardante la fotografia. Non è semplice perché non esistendo nemmeno un albo dei fotografi figuriamoci se si può fare una selezione all’ingresso di chi si definisce tale sul proprio profilo.
Per il futuro quindi mi auguro che semplicemente l’interesse nei riguardi della fotografia porti le persone a frequentare mostre, a cercare di capire, a voler imparare. Non tutto è perduto, mai, specialmente in una situazione come questa in cui basterebbe veramente poco per poter fare quel salto di qualità che serve per riempire il mondo di belle immagini. Se solo scatterà quella molla che porterà ognuno a volersi impegnare allora anche il fotografo da social in breve tempo potrà iniziare a confrontarsi, a migliorare e a crescere senza arroccarsi dietro un “ma a me piace così”.
Incrociamo le dita, il meglio deve ancora arrivare.