Intervista al fotografo di azione Marcel Lämmerhirt, vincitore del RedBull Illume 2012 - (prima part
Diamo un caloroso benvenuto su queste pagine a Marcel Lämmerhirt, fotografo sportivo per Red Bull Photofiles dal 2008, membro del Sandisk Extreme Team dal 2010, dell'F-Stop Gear Pro Team dal 2013 e vincitore del premio RedBull Illume 2012 per la categoria "ali".
Posso chiederti quando hai deciso di diventare un fotografo professionista, e perché? Come ha avuto inizio il tuo percorso artistico, e cosa significa per te la fotografia?
Quattordici anni fa mi sono trasferito dalla Germania, dove sono cresciuto, ad Alberg nelle montagne austriache. Prima di allora, nel mio paese, lavoravo come falegname ed amavo il mio lavoro, ma la mia passione era praticare lo snowboard. Andai nelle alpi con due amici per lavorare durante la stagione invernale in uno dei migliori resort sciistici d’Europa, Lech am Arlberg.
Come portiere di notte disponevo dell’intera giornata per praticare snowboard ed avevo un letto ed il denaro per vivere. Era un mondo perfetto.
Durante quel periodo ho cominciato a scattare action photography con gli amici praticando snowboard insieme. Cosa poteva esserci di più emozionante del lavorare all’aperto a contatto con la natura con dei buoni amici, divertendosi sulla neve? Decisi che mi sarebbe piaciuto trasformare il mio hobby per la fotografia in un lavoro serio.
Oggi posso dire che ho avuto una idea grandiosa allora. Nell’estate del 2004 cercai una casa nella regione dell’Arlberg e trovai una casa di 400 anni con spazio sufficiente per molte persone. Mi trasferii con due amici nel dicembre del 2004. Un paio di mesi prima avevo scritto una email a tre snowboarder professionisti, molto conosciuti nel settore.
Gli scrissi “ho una casa dove soggiornare, con spazio sufficiente per molte persone (una volta abbiamo ospitato ventuno persone) e posso guidare una troupe di filmaker in posti interessanti che ho individuato nella stagione invernale precedente”. Nevicò molto quell’inverno e questa email è stata inviata in giro per tutto il mondo ad altri filmaker, snowboarder e sciatori. Alcuni di loro vennero alla casa che affittavo. Abbiamo scattato moltissime foto durante quella stagione. Le abilità degli snowboarder erano incredibilmente elevate ed ero strabiliato dai risultati.
Il prossimo passo fu vendere quelle foto a sponsor e riviste ma avevo solo pochi contatti. Il rider che aveva visitato la mia casa l’inverno precedente mi fornì tutti i contatti di cui avevo bisogno, e le mie foto furono pubblicate in tutto il mondo. Questo fu l’inizio.
La fotografia è la mia opportunità di mostrare alla gente un certo momento particolare nello sport e di conservarlo per l’eternità.
Lavorando per Redbull sei sempre in contatto on atleti che praticano sport estremi. Hai mai dovuto fare qualcosa di estremo come l’atleta che stavi seguendo?
Talvolta può essere decisamente estremo ma mi dico sempre “la sicurezza prima di tutto” e provo a non superare i miei limiti ed a fare qualcosa che non ho sotto controllo. Alla fine esiste sempre un rischio però. Questo forse è una delle ragioni per cui amo il mio lavoro così tanto.
Penso di doverti raccontare una storia.
Quando fotografai per la prima volta dall’esterno di un elicottero ero molto nervoso. Era una sessione fotografica per Redbull ed io dovevo riprendere due snowboarder che scendevano lungo un crinale. La porta era aperta durante il volo. L’elicottero stava girando su se stesso ed io ritenevo di essere al sicuro grazie alla cintura di sicurezza. Ad un certo punto mentre ero sporto con tutto il corpo il pilota fece una grossa sterzata a sinistra. In quel momento divenni un po’ nervoso, ma appena guardai attraverso la fotocamera mi passò completamente la paura.
Quanta parte del tuo lavoro è basato sull’adattarsi alle circostanze in maniera dinamica e quanto sulla pianificazione? Immagino che non sempre tutto vada secondo i piani quando si lavora in condizioni estreme.
E’ un misto di entrambe le cose. Alle volte mi limito a documentare l’evento ed altre volte pianifico il lavoro per settimane prima di cominciarlo. Il mio studio fotografico per forza di cose si trova all’aperto, per cui il tempo è sempre una variabile importante.
Se, ad esempio, ci troviamo in inverno ci sono tante variabili da tenere in considerazione come le condizioni della neve, il rischio valanghe, il tempo soleggiato o nuvoloso. Talvolta è necessario pianificare per settimane per scattare in una piccola finestra temporale di due giorni. E’ sempre meglio mettere in conto un paio di giorni in più in caso di condizioni meteo avverse.
Potrei scrivere un libro sugli errori o sulle cose che sono andate completamente per il verso sbagliato durante le sessioni di scatto.
Potrei monopolizzare l’intervista, perciò vi racconto solo una piccola storia.
Era il 2008 al Hamburg Speicherstadt for RedBull Cliffdiving (una disciplina sportiva in cui ci si tuffa da scogliere o altre strutture alte più di venti metri, ndr). Eravamo un team di trenta persone, compresi 5 tuffatori, il team di produzione, il team di ripresa ed i fotografi. Tutto era pronto per la ripresa principale. Il tuffatore doveva lanciarsi nell’acqua da oltre 25 metri di altezza. Avevo installato una fotocamera comandata a distanza proprio sopra alla piattaforma da cui i tuffatori dovevano saltare. La fotocamera era connessa a quattro flash. La mia posizione era sul lato opposto dell’edificio da cui sarebbe saltato il tuffatore. Mi trovavo allo stesso livello del tuffatore, al quarto piano. Ho verificato il controllo a distanza dei flash facendo scattare il mio trigger PocketWizard ed osservando i lampi. Ciò voleva dire che la fotocamera stava funzionando. Dieci minuti più tardi una voce dalla mia radio disse: “pronti in un minuto”. Feci scattare nuovamente i flash dal PocketWizard ma non vidi alcun lampo. La fotocamera per qualche ragione si era spenta. Urlai nella radio “stop per 5 minuti”. Corsi per le scale, attraversai il ponte e risalii fino alla fotocamera per controllare cosa fosse successo. La batteria si era esaurita. Mi diedi dello stupido per non aver utilizzato batterie completamente cariche. Alla fine con una delle foto scattate in quell’occasione ho vinto uno dei più importanti premi per la fotografia d’azione, il Redbull Illume.
Sfortunatamente non era uno di quelli scattati dalla fotocamera a controllo remoto.
- Potrete leggere la seconda parte dell'intervista prossimamente, sulle pagine del vostro blog di fotografia preferito. Marcel ci ha raccontato per voi come ha realizzato il suo progetto sponsorizzato da Redbull, Two Different Worlds, una avventura su uno storico ghiacciaio svizzero che sta rapidamente scomparendo -
Pagina Facebook:
Intagram:
Un video per Sandisk che mostra Marcel Lämmerhirt al lavoro al Velux Final Four di Colonia:
We give a warm welcome Marcel Lämmerhirt, action photographer for Red Bull Photofiles since 2008, member of the Sandisk Extreme Team since 2010, and of F-Stop Gear Pro Team since 2013, winner of the RedBull Illume 2012 for the category "wings".
Could I ask you when you decided to become a professional photographer, and why? How began your artistic path and what photography means for you?
14 years ago I moved from Germany, where I grew up, to Arlberg in the Austrian mountains. Before that time I did a job as a carpenter back home and I loved it but my passion was snowboarding. I went down to the alps with two of my friends to work over the winter season in one of the best skiresorts in Europe – Lech am Arlberg. As a nightporter I had the whole day for snowboarding and I’ve got my bed and money to live. A perfect world.
During this time I began shooting snowboarding action photography with friends. What could be more stunning than to work outside in nature with some good buddies, having a good time in the snow? I decided I liked the idea of turning my photography hobby into a serious job.
Now I can say I had a great idea back then. In summer 2004 I was looking for a house at the Arlberg region and found a 400 year old house with anough place for many people. I moved in with two other friends december 2004. A couple of months earlier I wrote an email to three professionell, well known, snowboarder.
I wrote, I have a house to stay for many people (one time we had 21 in our house) and can guide a snowboard film crew to nice spots I knew from winter seasons before. We’ve got a lot snow that winter and this email went all around the globe to other film crews, snowboarder and skiers. Some of them came to my rented house. We shot a lot pictures during that season. The skills of snowboarding was insanely high and I was blown away of the outcome.
The next step was to sell those pictures to sponsors and magazines but I had just a view contacts. The rider who visited my house the winter before had all the contacts I needed. My pictures got published all over the world.
This was the beginning.
Photography is my chance to show people this special moment in sports and it’s held for eternity.
Working for Redbull you are always in contact with athletes who practice extreme sports. Have you ever had to do something as extreme as the athlete you were following?
Sometimes it can be quiet extreme but I always say „safety first“ and try not to overcome my self and do something i haven’t under control. There is always a risk in the end. Maybe that’s one reason why I like my job so much.
I think you would like to hear a story.
When I first shot out of a helicopter I was very nervous. It was a RedBull shooting and i shot two snowboarder riding down the powder. The door was open while flying. The helicopter was turning around and I hoped I was safe on my seatbelt. One time my whole body was facing down while the pilot did a big left turn. That was this liitle moment I’ve got a bit nervous but as soon as I looked through the camera all fear was gone.
How much of your work is based on adapting to circumstances dynamically and how much on planning? I imagine that not always everything goes according to plan when working in extreme conditions.
This is a mix of both. One time i do documentation of events the other time a big shoot with weeks of planning.
My photostudio is outside so the weather is always a big issue. If it´s for example in wintertime there are so many issues like snow condition, avalanche level, sunny or cloudy. Sometimes you have to plan for weeks to shoot in a small window of 2 days. It’s always good to plan some more „weatherdays“ in this case.
I could write a book about mistakes or things who went totally wrong during the shoot.
That could fill up the whole interview but here is one little story.
It was 2008 at Hamburg Speicherstadt for RedBull Cliffdiving. We were a team of 30 people including 5 diver, the production team, filmer and photographers. All was set for the big shoot. The diver had to jump 25m into the water. I mounted a remote camera right above the platform were the divers jumped off. The camera was connected with 4 flashes. My position was on the other side across the building were the diver jumped from. I was on the same level like the divers in the 4th floor. I checked the remote while triggering my PocketWizard and I saw the flashes. That means the camera is working. 10 minutes later a voice out of my radio was saying: „ready in 1 minute“ I triggered one more time my PocketWizard and there was no flash. The camera went off somehow. I screemed in the radio „stop for 5 minutes“. I ran down the stairs went over the bridge and up to my camera to check what happened. The battery was gone. I thought how stupid i was to shoot with half full battery. In the end i won with one picture of that photo session one of the biggest action sport photo awards - RedBull Illume. unfortunately it wasn´t from the remote camera.
- You can read the second part of the interview in the next days, on the pages of your favorite photo blog. Marcel told us how he realized his personal project sponsored by RedBull, Two Different Worlds, an adventure on a historic Swiss glacier that is rapidly disappearing -