Arnold Newman, il maestro del ritratto ambientato
A lot of photographers think that if they buy a better camera they'll be able to take better photographs. A better camera won't do a thing for you if you don't have anything in your head or in your heart.
Arnold Newman
Arnold Abner Newman (1918 - 2006) è forse il più grande maestro del ritratto ambientato.
Nato a Manhattan e cresciuto ad Atlantic City, si trasferì nel 1936 a Miami Beach, Florida, dove studiò pittura e disegno. Impossibilitato a completare gli studi per ragioni economiche si trasferì a Philadelphia nel 1938, per lavorare in uno studio dove realizzava ritratti a soli 49 centesimi. Dopo una nuova parentesi di quattro anni in Florida, nel 1946 tornò a New York, dove aprì l’Arnold Newman Studios e cominciò a lavorare come libero professionista per Fortune, Life, e Newsweek.
Universalmente noto come il principale maestro del ritratto ambientato in fotografia, non accettò mai questa definizione, che considerava limitante; preferiva definire il suo approccio “simbolistico”, o “impressionistico”, o con “qualsiasi altra etichetta uno desideri affibbiargli”.
Il suo stile deve probabilmente molto ai suoi studi da pittore. Il ritratto ambientato era un genere diffuso nel Rinascimento, anche se non si chiamava ancora così: basti pensare al celebre Ritratto dei Coniugi Arnolfini, o a San Girolamo, inevitabilmente rappresentato “nello studio” da chiunque si sia cimentato a interpretare il soggetto, da Antonello da Messina a Caravaggio.
Newman racconta di essersi accorto che “le persone nel loro ambiente sono molto più interessanti che nell’atmosfera artificiale dello studio fotografico” quando cominciò a scattare foto a persone comuni sui portici delle loro case, con una macchina fotografica presa in prestito dallo zio. Il suo lavoro si ispirava all’opera dei fotografi documentaristi della Farm Security Administration, ai quali venne commissionata nel 1935, durante il New Deal, una enorme opera di documentazione delle condizioni sociali nelle campagne americane. Gli “environmental portraits” divennero presto il suo marchio di fabbrica.
“L’impostazione non deve solo integrare la composizione, ma anche spiegare la persona. Il solo ritratto di una persona famosa non vale niente”.
Nella sua carriera Newman ha immortalato i più importanti rappresentanti del XX secolo, soprattutto nel mondo della pittura (Pablo Picasso, Marc Chagall, Salvador Dalì, Andy Warhol, Georgia O’Keeffe, Giorgio De Chirico, Max Ernst e tanti altri), della musica (da Leonard Bernstein al già citato Igor Stravinsky), della letteratura (Jean Cocteau), del cinema (Marilyn Monroe), della scienza (Robert Oppenheimer) e della politica americana e internazionale (da David Ben-Gurion a tutti i presidenti americani a partire da Harry Truman).
Una delle immagini più celebri di Newman è il ritratto ad Alfred Krupp. La foto fu scattata sia a colori che in bianco e nero, anche se è probabilmente più famosa la versione a colori.
L’industriale Alfred Krupp, noto per aver realizzato armi per i nazisti utilizzando prigionieri come operai, contattò Newman per un ritratto nel 1963. Quando seppe che Newman era ebreo, si rifiutò di posare per la foto; Newman chiese allora a Krupp di dare uno sguardo al suo portfolio prima di esprimersi definitivamente, e dopo averlo visionato questo accettò. Il 6 Giugno 1963 l’industriale e l’autore si recarono ad Essen, in una fabbrica di proprietà di Krupp, dove Newman lo fotografò con un grandangolo, le mani giunte e la luce proveniente dal basso, creando un iconico ritratto dove l’ex industriale nazista appare come l’incarnazione di Mefistofele.
Quando Krupp vide il ritratto montò su tutte le furie. Disse che avrebbe fatto in modo di far dichiarare Newman “persona non gradita” in Germania.
Newman, ironicamente, rispose che, in quanto ebreo, lo considerava “il suo piccolo momento di vendetta”.