Il rinascimento della fotografia è qui, adesso, e passa dallo smartphone che avete fra le mani
Tutto ciò che leggerete a seguire è opinione personale di chi vi scrive, e come tale vi chiedo di considerarla. Il "rinascimento della fotografia" annunciato dalla Huawei che ha accompagnato il lancio del P20 è ovviamente uno slogan, e si tratta di una iperbole. Lo slogan però una volta tanto è costruito su solide fondamenta. Il rinascimento della fotografia è qui fra noi, è arrivato da un pezzo, e passa per lo smartphone che avete fra le mani in questo momento (o che comunque avete in tasca se state leggendo da un pc). Mai, nella storia della fotografia, si sono vendute così tante fotocamere, e mai nella storia della fotografia è accaduto che la totalità delle persone sul pianeta avesse a disposizione, a portata di mano sempre e comunque in ogni singolo istante della sua vita, una fotocamera (e una videocamera).
Prima dell'avvento dell'iPhone, dieci anni fa, gli strumenti di ripresa fotografica e video erano appannaggio degli appassionati, e in ogni famiglia c'era uno zio o un parente a cui veniva delegato l'onore e l'onere di documentare gli eventi considerati importanti. Lo zio in questione non aveva con sé una fotocamera in ogni circostanza, ma la faceva uscire dalla sua borsa fotografica nelle grandi occasioni. Oggi questa prospettiva si è ribaltata. La fotocamera è sempre con noi, ovunque e in ogni istante, ed è ciascuno di noi a decidere se un piccolo evento del quotidiano è degno di passare alla storia oppure no. (A dire il vero, io personalmente non esco di casa senza fotocamera da almeno venti anni, ma sono certo di costituire una eccezione).
La retorica dietro allo slogan è perciò particolarmente azzeccata, per varie ragioni e a vari livelli. Il rinascimento nelle arti visive è nato come conseguenza dell'umanesimo e della scoperta della prospettiva come strumento di indagine e di rappresentazione. Questa scoperta è strettamente correlata all'evoluzione degli strumenti ottici, che poi hanno consentito la nascita dello strumento fotografico, in una continua evoluzione senza soluzione di continuità. Il rinascimento, da un certo punto di vista, non è mai terminato e siamo tutti figli della rivoluzione culturale che ebbe inizio quando si decise di porre l'uomo al centro della natura come misura di tutte le cose. La prospettiva è una rappresentazione di tipo fotografico della realtà. È il tentativo di rappresentare bidimensionalmente una realtà tridimensionale, così come la percepisce il nostro occhio. E la fotografia non può far altro che rappresentare la realtà tridimensionale secondo le regole della rappresentazione prospettica. Brunelleschi ideò la prospettiva, ed Alberti, che era un illustre letterato oltre che architetto, ne comprese l'importanza a livello filosofico, ponendone le basi teoriche. Rinascimento, fotografia, prospettiva e umanesimo sono un tutt'uno.
Premesso questo, bisogna considerare che la più importante qualità richiesta alla fotografia fin dai suoi albori è proprio quella della immediatezza, e numerose battaglie si sono combattute in questo campo.
Si ricerca da sempre, nella fotografia, una immediatezza di risultato finalizzata ad una condivisione più rapida e facile possibile.
Il successo stesso della fotografia è dovuto alla immediatezza di risultato rispetto alla pittura. Poi chi ha saputo garantire facilità e rapidità di risultato storicamente ha vinto sugli altri imponendosi sul mercato (Kodak, Leica, Polaroid, le fotocamere digitali su quelle a pellicola ed infine gli smartphone).
La fotografia serve a collegare elementi e persone lontane fra loro, nel tempo o nello spazio. Nessuno ha bisogno di una rappresentazione bidimensionale di ciò che si trova di fronte agli occhi nel momento presente. Una foto si fa per inviare un messaggio a qualcuno distante nello spazio o nel tempo, per dirgli "guarda cosa mi trovo di fronte agli occhi in questo istante". Agli albori della fotografia si rappresentavano le architetture, i costumi, i paesaggi di posti e mondi lontani, compito prima delegato alla pittura. Si conservavano, si spedivano e ci si scambiavano le foto delle persone care, nel formato "carte de visite". Poi questo compito lo hanno assolto le riviste ed i libri fotografici, e successivamente la televisione. Vivendo oggi in un mondo globalizzato (economicamente visivamente e culturalmente) non ci soffermiamo più a riflettere sul ruolo sociale che ha avuto la fotografia sotto questo aspetto, ma un secolo fa serviva a conoscere realtà distanti, e a creare collegamenti spazio-temporali.
Ovviamente la fotografia assolve ancora egregiamente questo compito, solo che ormai lo diamo per scontato, come se fosse una possibilità che l'umanità ha sempre avuto a disposizione. Invece è qualcosa di cui disponiamo da pochissimo tempo, ed è probabilmente la più grande invenzione dopo la ruota. Dopo aver rappresentato tutto il rappresentabile, negli anni venti del Novecento si sentì il bisogno di rompere la quarta parete. Era necessario rappresentare sé stessi, la quotidianità, il momento presente. Storicamente questa rivoluzione ebbe inizio con l'introduzione della pellicola 35mm ad opera di Barnack con la Leica, una fotocamera piccola, leggera, con una resa considerata appena sufficiente per l'epoca ed inadatta a scopi professionali. Tutte caratteristiche comuni allo smartphone che avete in mano. Uno smartphone però possiede una qualità ancor più rivoluzionaria e che si è sempre ricercata in fotografia: l'immediatezza della condivisione. Possiede sia l'immediatezza del risultato, quella che ha decretato il successo della Kodak, della Polaroid e della fotografia digitale, che l'immediatezza della condivisione a distanza, cosa che è una assoluta novità nella storia. Non esistono più problemi di archiviazione, visto che il backup avviene istantaneamente ogni volta che si raggiunge un Wi-Fi (e non ditemi che l'utente medio scarica ogni sera le foto con Lightroom su un Mac), e la condivisione con parenti ed amici è facilissima ed istantanea visto che lo smartphone è per sua natura un apparato radio, oltre che un pc ed una fotocamera, e mille altre cose.
Queste due caratteristiche, presenti insieme nello stesso oggetto, danno luogo ad uno strumento con un potenziale imbattibile. Lo smartphone è l'evoluzione naturale della fotografia digitale che è l'evoluzione naturale della fotografia istantanea.
Ora finché le fotocamere degli smartphone avevano una resa inferiore a quella di una fotocamera compatta poteva ancora esserci una competizione fra i due strumenti, ma negli ultimi mesi gli smartphone a doppia e tripla fotocamera, dotati di processori octa-core hanno ampiamente superato i limiti imposti dal sensore e dalle ottiche di piccole dimensioni, ed hanno fatto passi da gigante annientando il mercato delle fotocamere compatte.
Negare questa realtà significherebbe chiudere gli occhi su quello che è il naturale corso della storia e dello sviluppo della fotografia. Ovviamente le fotocamere tradizionali continueranno ad esistere, come esistono ancora la pellicola, i banchi ottici, le pellicole polaroid, ma il futuro (e il presente) è dello strumento che avete fra le mani. C'è da esserne consapevoli, in fondo è una responsabilità, i nostri posteri conosceranno questa epoca attraverso le immagini scattate con le lenti di un P20, di un iPhone X o di un Galaxy S9. Cerchiamo di fare del nostro meglio, e di scattare delle belle foto con gli strumenti che la nostra era (e centinaia di anni di evoluzione tecnologica) ci hanno messo a disposizione.
Per inciso, il grafico che vedete riportato sopra è troncato. L'ho riportato nella forma ridotta per comodità di lettura, perché altrimenti avrebbe spezzato il testo.
Il grafico completo lo potete visualizzare qui, ed è allo stesso tempo interessantissimo ed impressionante, perché non entra letteralmente nella pagina.
Il grafico rappresenta la quantità di fotocamere commercializzate nel mondo dal 1933 al 2016, e mostra come da dieci anni a questa parte gli smartphone costituiscano di gran lunga il tipo di fotocamera più venduto sul pianeta, surclassando di ben 75 volte le vendite degli smartphone. Questo vuol dire che nel 2016 per ogni fotocamera tradizionale venivano commercializzati 75 smartphone.
Ora, a due anni di distanza, questo fattore è certamente aumentato, perché
la curva di vendita degli smartphone è costituita da una impressionante parabola iperbolica apparentemente inarrestabile, mentre i numeri di vendita delle fotocamere tradizionali continuano a calare.
Non si tratta di una fenomeno passeggero o trascurabile, ma dell'onda di uno tsunami che travolgerà chiunque non saprà rendersi conto del cambiamento ed adeguarsi, come è successo ai tempi della transizione da pellicola a digitale a marchi storici come Kodak, Rollei, Minolta e tanti altri.
Tanto vale essere consapevoli dell'arrivo dell'onda e cavalcarla, sfruttando le potenzialità artistiche messe a disposizione dalla tecnologia dell'epoca in cui viviamo.