La Nikon F e il cucchiaio
È trapelata poche ore fa la voce di corridoio secondo cui la nuova mirrorless Nikon potrebbe disporre addirittura di un sensore da 100 megapixel.
Certi numeri fanno impressione, e se fossero confermati vorrebbe dire che gli strateghi della Nikon hanno deciso di schierare l'artiglieria pesante, e di entrare sul mercato mirrorless a gamba tesa dopo anni di sostanziale assenza da quella fascia, con un prodotto volto a stracciare sia la concorrenza (Fuji, Sony e Olympus) che il nemico di sempre (Canon).
Purtroppo però sono passati quasi dieci anni dall'introduzione delle prime mirrorless sul mercato, ed il mondo è andato avanti. La battaglia dei megapixel è terminata ormai da anni, e la guerra si combatte su altri fronti.
È indubbio che siano gli smartphone a dominare il mercato, e che dopo aver completamente sostituito la fascia delle fotocamere compatte e dei camcorder si apprestino a fare concorrenza all'universo mirrorless. Uno smartphone è imbattibile dal punto di vista della facilità di uso e della immediatezza di condivisione, e le persone hanno premiato questi aspetti, relegando la battaglia dei megapixel al passato.
La tecnologia, per essere veramente tale, deve essere semplice. Deve scomparire, l'utente finale deve utilizzarla senza neppure rendersene conto. Deve essere facile come un cucchiaio. Il vero strumento, per essere tale, non richiede libretti di istruzioni, batterie o software aggiuntivi. Funziona e basta, pronto all'uso quando serve, è semplice da usare, proprio come il cucchiaio: uno strumento tecnologico avanzatissimo ma talmente banale che ognuno di noi lo usa senza pensarci, senza alcuno sforzo e senza ritenerlo una tecnologia.
Gli smartphone finora questa partita l'hanno stravinta, ed il mercato ha decisamente premiato questa intuizione che va probabilmente attribuita al genio di Steve Jobs (e collaboratori).
Se i produttori si rendessero conto di dove si gioca la partita vera, invece di rispolverare la vecchia guerra dei megapixel dovrebbero integrare una scheda sim e software Android sulle fotocamere, portando un poco della immediatezza degli smartphone nel mondo reflex e mirrorless.
Invece tutto quello che abbiamo visto finora sono degli inaffidabili software di condivisione fra smartphone e fotocamera, e firmware proprietari poco implementabili di cui le case sono decisamente gelose.
Nikon dovrebbe guardare al suo glorioso passato ed alla sua fotocamera di maggior successo, la mitica Nikon F, quella che veramente rivoluzionò il mondo della fotografia, come ai tempi nostri ha fatto l'iPhone.
La Nikon F, oltre ad essere un gioiello di design, fu un eccezionale compromesso fra dimensioni, praticità d'uso e resa che rese 35mm il vero standard per la fotografia professionale.
Fino ad allora il piccolo formato (che ora definiamo full frame) era considerato inadeguato in ambito fotogiornalistico. I veri limiti non erano legati alla resa, ma alla praticità di uso delle fotocamere. Sulle macchine a telemetro (ossia le mirrorless dell'epoca) non era possibile utilizzare in modo pratico un teleobiettivo, perché l'area inquadrata non corrispondeva a quella visibile all'interno del mirino galileiano. Con la nuova reflex Nikon (essenzialmente la copia di una Contax prebellica con un pentaprisma incollato sopra) tutto ciò diventava possibile.
Quello che decretò il successo della Nikon fu la semplicità di utilizzo, la semplicità delle linee (il cerchio, il quadrato e il triangolo che componevano la Nikon F), e la semplicità di un'idea.
Un'idea che si impose a tal punto che si può dire che ogni reflex moderna sia stata una sua variazione sul tema, così come ogni smartphone attuale è una variazione sul tema del primo iPhone.
Il futuro della tecnologia passa per la semplificazione.
Di seguito troverete uno splendido documentario in due parti sulla genesi della Nikon F: