Intervista a Benjamin Von Wong
> Benvenuto su Fotografiamo.net mr. Von Wong, grazie per essere qui con noi oggi. Potresti raccontarci un poco della tua vita, della tua carriera come ingegnere minerario e del percorso che ti ha condotto alla fotografia?
Il mio nome è Benjamin Von Wong. Ho 32 anni, sono nato da due famiglie di immigrati di prima generazione. I miei genitori sono cinesi malesiani, e io sono canadese. Sono stato in 13 scuole differenti, in tre differenti paesi con tre lingue differenti, e non ho mai avuto una reale formazione artistica. Ho suonato violino per dieci anni, ho praticato un poco di arti marziali, ma in pratica non ero portato per nessuna delle differenti forme d'arte in cui mi sono applicato e perciò la carriera artistica non era nei miei piani. Ho acquistato la mia prima fotocamera lavorando come ingegnere minerario in una cava in Winnemucca, Nevada, nel Novembre del 2007. Ero appena stato lasciato da una ragazza, ed avevo bisogno di qualcosa per mantenere la mente impegnata, perciò pensai "perché non comprare una macchina fotografica?"
E così che tutto è cominciato. Mi dedicavo alla fotografia la sera e nei fine settimana, era qualcosa che mi teneva compagnia, e quando sono tornato a Montreal mi sono unito al Photo Club ed ho semplicemente iniziato a scattare molto. Penso che le cose abbiano cominciato a diventare veramente interessanti quando finalmente ho ottenuto il mio primo incarico retribuito: per la prima volta realizzai che potevo essere pagato per passare del tempo piacevole, per fare qualcosa di divertente; penso che sia in quel momento che le cose abbiano cominciato a decollare.
> Potresti parlarci della campagna "Saving Eliza" su GoFundMe, e di cosa hai fatto per la piccola Eliza O'Neill? Come sta la bambina ora?
Dunque, mi trovavo su un aereo, ero fra l'Australia e Singapore, e mi arrivò una email da DL Cade, che quel tempo era il capo redattore di PetaPixel. Aveva appena ricevuto una richiesta di aiuto dal padre, Glenn O'Neill, il quale stava cercando di raccogliere il denaro necessario per salvare la sua bambina, che stava morendo a causa di una malattia cerebrale degenerativa chiamata "sindrome Sanfilippo"; aveva tentato ogni sorta di follia per raccogliere il denaro necessario, ma in effetti era necessario raccogliere circa un milione di dollari nell'arco di un paio di mesi per dare alla figlia una possibilità di sopravvivere, e perciò stavano contattando creativi di ogni tipo per cercare qualcuno che potesse realizzare un video virale. Non avevo mai realizzato un video prima di allora, e perciò pensai "ok, tutto questo sembra veramente difficile, è qualcosa mai fatto prima, perché non tentare?"
Risposi solamente qualcosa come "guarda, ho un po' di tempo fra un paio di settimane, una volta tornato in Canada, sarei più che contento di volare da voi ad aiutarvi per realizzare il video".
E così, per farla breve, sono volato fin li, ho dormito sul loro sofà per circa dieci giorni, e li ho aiutati a realizzare un video. Loro hanno preso questo video e lo hanno semplicemente caricato su GoFundMe; con quel video siamo riusciti a raccogliere un milione di dollari in un mese, e due milioni di dollari entro la fine dell'anno.
Penso che la Sanfilippo Foundation mancasse una storia per raccontare in modo efficace quanto fosse devastante questa malattia, perciò tutto quel che ho fatto è stato raccontare la storia di come Eliza fosse stata terribilmente colpita, di come avrebbe cominciato a rallentare l'apprendimento verso l'età di tre anni, e di come avrebbe lentamente perso l'abilità di camminare e di parlare fino alla morte, che sarebbe probabilmente sopraggiunta durante la sua adolescenza. E' una storia devastante, tremendamente triste e deprimente. A loro mancava qualcuno che mettesse insieme i pezzi della storia, e li ho solo aiutati a fare questo. E' a loro che va tutto il merito per aver diffuso il video ed averlo pubblicizzato.
Eliza sta per compiere nove anni, la stanno curando ma in fin dei conti si tratta di cure sperimentali, stanno ancora monitorando i risultati e controllando la crescita. Sembrerebbe che stia meglio rispetto a come sarebbe stata se non avesse ricevuto le cure, ma non ne è uscita e stanno ancora lottando, per cui vedremo cosa succederà. Ce la stanno mettendo tutta.
> La fotografia e l'arte in genere può veramente cambiare il mondo?
Non so se l'arte può cambiare il mondo di per se, ma forse può influenzare persone in ruoli chiave, può ispirare movimenti, può spingere le persone a fare la differenza, a generare cambiamento. Penso che sia una di quelle cose che consente di mettere in comunicazione persone differenti senza bisogno di utilizzare le parole, e che attraversa i confini e le lingue, e c'è qualcosa di veramente importante in questo aspetto. Alla fine dei conti è questo che è veramente potente nel raccontare una storia: si può colpire i cuori oltre alla mente e in qualche modo ridurre la distanza fra cuore e mente. C'è qualcosa di potente in tutto questo.
La ragione per cui ho deciso di focalizzarmi su progetti ad impatto sociale è perché penso di essere privilegiato nell'essere nato in un paese del cosiddetto "primo mondo". Ho avuto una educazione ed il supporto di una famiglia... dovrei impegnarmi il più possibile, usando le capacità di cui dispongo. Il caso ha voluto che quelle capacità fossero quelle di narratore visivo, nel campo della fotografia e delle campagne di video marketing in genere.
> Che attrezzatura preferisci utilizzare? Usi mail la pellicola?
Sto ancora scattando con una Sony Alpha7 r2 ed un 16-35mm f/4, è fondalmentalmente la mia attrezzatura primaria, non ho avuto alcuna buona ragione di sostituirla finora.
Fra la Alpha7 r2 e la Alpha7 r3 la più recente è indubbiamente migliore, ma non penso che scatterei foto migliori con la Alpha7 r3 e perciò non ho realmente sentito la necessità di cambiare.
La ragione per cui non voglio passare al medio formato è per via del prezzo, ma ancora più importante è il fatto che il lavoro che voglio che il lavoro che creo sia fatto di relazioni, e quando scatti qualcosa con una attrezzatura troppo vistosa credo che si ottenga l'effetto opposto, ci si aliena le persone.
Mi spiego meglio: tutto il mondo dell'arte è basato su questo. E' basato sul creare qualcosa che nessun altro può fare, e io trovo che che sia così differente dalla mia missione, che è far comprendere a ciascuno che ha la possibilità di fare la differenza, che è possibile fare qualsiasi cosa si desideri se solamente ci si predispone con il cuore e con la mente.
Perciò, questo è il tipo di cose che faccio, e riguardo alla pellicola... ho provato la pellicola, ho sviluppato forse due rulli in tutta la mia vita, ma non fa proprio per me. E' divertente, amo premere il pulsante di scatto, amo il mistero, ma in definitiva non è pratica. Io considero la fotografia e l'arte in generale come uno strumento, non faccio tutto questo per esprimere me stesso, lo faccio soprattutto per fare la differenza nel mondo.
> So che hai realizzato una campagna pubblicitaria per il Huawei P8. Devo dirti che attualmente utilizzo un Huawei P10 proprio per via delle immagini da te scattate per quella campagna, che fecero il giro del mondo e che mi colpirono molto all'epoca. Pensi che gli smartphone rappresentino oggi ciò che il formato 35mm rappresentò per la fotografia analogica?
Sono assolutamente convinto che gli smartphone siano il futuro della fotografia. Sto solamente aspettando il giorno in cui una compagnia telefonica deciderà realmente di buttarsi nel mercato della fotografia, perché gli smartphone sono già talmente pratici, e incredibilmente avanti rispetto tutti gli altri sistemi digitali che non c'è alcuna possibilità che le SLR digitali o sistemi simili possano tenergli testa.
Sto solamente aspettando il giorno in cui potremo prendere un telefono ed inserirlo in un sistema che consenta l'intercambiabilità delle lenti, qualcosa che consenta un aumento della qualità che non sia basato esclusivamente sui sistemi di intelligenza artificiale.
Il fatto che si possa fare così tanto con un oggetto così piccolo è incredibile, immagina cosa sarà possibile fare fra qualche anno. Già adesso è possibile scattare esposizioni multiple e sovrapporle alla singola pressione di un tasto, estendendo la gamma dinamica. Pensa quando l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico consentirando di migliorare le immagini o di modificare le cose in tempo reale. Sono del tutto convinto, nella maniera più assoluta, che i telefoni cellulari siano il futuro. Non sono neppure più dei telefoni, sono quasi dei computer, è incredibile dove ci hanno portato, e non so cosa stiano facendo le aziende produttrici di fotocamere. Non so perché ci stiano mettendo così tanto tempo ad innovare, ma di tutte le fotocamere che utilizzo, quella che uso di più è proprio il cellulare, perciò...
In questo momento sto utilizzando un Samsung Note 8 con un set di lenti Moment, e semplicemente fa il suo lavoro nella maggior parte delle situazioni. Voglio ancora la qualità di una fotocamera full-frame quando mi trovo a scattare per lavoro, ma altrimenti utilizzo semplicemente il mio telefono e il risultato è più che decente.
> Le tue fotografie vengono spesso definite "iperrealiste". E' strano definire una fotografia "iperrealista", di solito si usa questo termine in riferimento a dipinti, o a sculture. Ti riconosci in questa definizione?
La prima reazione che hanno le persone di fronte ai miei lavori è sempre qualcosa del tipo "wow, che cosa sto guardando? E' un dipinto? E' falso?"
Perciò, in fin dei conti il termine "iperrealismo" non è del tutto fuori luogo, se piace usarlo. Non sono uno studente di arte, non so quale sia la definizione precisa dell'arte iperrealista e a cosa dovrebbe assomigliare, ma in ogni caso è solamente una parola e le persone possono definire il mio lavoro come preferiscono.
> Molti tuoi colleghi si affiderebbero a Photoshop per ottenere immagini come le tue. Mi sembra che la realizzazione dei set e delle scenografie sia un aspetto molto importante per il tuo lavoro, e che da parte tua ci sia il desiderio di ottenere immagini a partire da scene che siano il più possibile reali, nonostante il significato sia allegorico.Perché è importante per te fotografare scene, oggetti e condizioni climatiche reali? Immagino che la realizzazione di ognuno di quei set sia estremamente costosa e che richieda un grande impegno.
Ci sono un paio di motivi per i quali è importante per me fare le cose nella maniera più impegnativa: il primo è che quando ho cominciato ad essere notato come fotografo, ho capito che le persone avevano piacere a vedere le fasi di lavorazione. Amavano vedere il modo in cui le cose nascevano, e così le fasi di lavorazione per me sono diventate parte integrante della storia. Successivamente, c'è stato un periodo di tempo in cui il mio lavoro era basato al 50 per cento sullo scatto e al 50 per cento sul lavoro in Photoshop.
Dopo quella fase, ho compreso che in fin dei conti ciò che amo nella vita è viaggiare ed avere nuove avventure, incontrare gente forte e vivere nuove esperienze, e tutto ciò aveva poco a che fare con lo stare seduto di fronte a un computer tutto solo, pensando solo al fatto che l'immagine finale sia perfetta.
Perciò, decisi che volevo che il mio lavoro riflettesse lo stile di vita che desideravo, ed è per questa ragione che le cose lentamente si sono spostate più verso il realismo, principalmente a causa del mio stile di vita. Più di recente, dato che il mio lavoro è orientato verso temi sociali, è diventato di suprema importanza per ciò che faccio il fatto di usare immagini reali, perché il fatto che siano reali ne aumenta l'impatto.
Il fatto che ci sia così tanta spazzatura li fuori che ci si possa quasi nuotare dentro, non so, per me ha creato un sentimento ancor più viscerale che provo a condividere con le altre persone. E qui arriva l'ultima evoluzione del mio lavoro, quella in cui mi trovo ora: sto provando a creare mondi che le persone possano fotografare. Sai, sono solo una persona, e se scatto una foto questa finirà online per diciamo 24 o 48 ore, dopodiché le persone se ne dimenticheranno, semplicemente perché gli algoritmi di oggi sono fatti per dimenticare rapidamente. Perciò, ciò che per me è veramente importante è il condividere questa esperienza il più possibile, e non c'è nulla di più potente che camminare attraverso una delle nostre installazioni in cui spazi maestosi e grandiosi sono riempiti di spazzatura. L'esperienza è abbastanza viscerale, ed è qualcosa che mi diverte realizzare, e in fondo, se sono capace di realizzare questi mondi per una fotografia, perché non dovrei essere capace di costruirne affinché chiunque altro possa fotografarli?
Voglio dire, ognuno di noi ha uno smartphone, ciascuno ha un account instagram, e a suo modo è un micro-influencer, e ciò che desidero è che si parli dei problemi del mondo trovandoseli di fronte, e immagino che se riesco a farlo in un modo interessante posso farlo anche in modo intelligente; se posso rendere il tutto unico e differente, allora sto dando la possibilità a ciascuno di fare la differenza.
> Il tuo approccio alla fotografia è molto particolare. I tuoi soggetti sono tratti dalla vita reale, e gli effetti speciali vengono prima della fase di scatto. Hai un approccio cinematografico: crei elaborate scenografie, ed usi effetti speciali cinematografici come i cavi, ma sembra che tu non faccia uso di effetti speciali digitali come invece avviene nella maggior parte dei film attuali. Le immagini che crei sono il risultato della tua immaginazione e volontà, ma allo stesso tempo sono il documento di ciò che hai creato.
Che valore dai alla fotografia come documento?
Penso che si possa dire che le foto del dietro le quinte dei progetti che ho creato siano importanti quanto gli stessi risultati finali, e che c'è una sorta di aspetto ironico, perché sono diventato famoso come fotografo, ma sono le foto del dietro le quinte, scattate da altri fotografi, che spesso si fanno notare, perché è lì che vedi cosa c'è di reale. Perciò... si, penso che fotografare per documentare le cose sia di suprema importanza, ma alla fine tutto si riduce a raccontare delle storie, e raccontare storie si può fare con i film, con le foto, con i video, con un testo... può essere fatto per mezzo di qualsiasi medium, e la fotografia è solo uno dei più ovvi per questi progetti.
> Scatti mai delle foto a ciò che desideri ricordare, o a ciò che vorresti mostrare ai posteri?
Personalmente no. Se non scatto delle foto di solito è tipicamente a causa del fatto che desidero essere in relazione con le persone. Diciamo che non vedo molto la fotografia come qualcosa qualcosa di personale, piuttosto come uno strumento per eseguire una funzione utile.
> Potremmo dire che il nucleo del tuo lavoro consista in performance artistiche, e che la fotografia è lo strumento che hai scelto per documentarle?
Io penso che il nucleo di ciò che faccio risieda nello scopo di ciò che sto cercando di creare, e perciò il mio lavoro ha un significato più grande delle foto in se stesse. Quando ho cominciato, il mio obiettivo era insegnare alla gente come scattare le fotografie; poi il mio obiettivo è diventato ispirare la gente nel credere in se stessi e nella loro capacità di essere creativi, e ancora dopo, proseguendo su quella strada, è arrivato il punto in cui sono ora, quello in cui il mio obiettivo è ispirare le persone nel credere in sé stessi, nel fatto che hanno il potere per fare la differenza. Perciò, penso che il nucleo di ciò che faccio sia cambiato nel tempo, ma che abbia sempre avuto a che fare con l'atto del creare per gli altri e non per me stesso.
>Quante persone sono con te durante un servizio fotografico? Immagino che tu faccia affidamento su un grande gruppo di fidati collaboratori.
Si, in effetti i miei progetti attraggono all'incirca fra i 50-75-100 volontari che vengono e mi aiutano a far si che il lavoro sia possibile, perciò c'è semplicemente una gran quantità di volontari che arrivano e che donano il loro tempo ed energie. Il nucleo principale del team è soggetto a cambiamenti perché lavoro molto a livello internazionale e spesso non abbiamo budget; difficilmente abbiamo budget sufficiente per pagare il biglietto aereo al team, questo succede solamente quando realizziamo grandi progetti commerciali, in quei casi utilizziamo persone con cui abbiamo avuto esperienze positive in passato alle quali viene pagato il viaggio, ma nel resto dei casi parto io insieme a poche altre persone. Penso che negli ultimi tempi sia sempre più importante avere nel team persone che sappiano curare l'aspetto video: bisogna essere sicuri che si tratti di qualcuno che sappia raccontare una storia. La fotografia del dietro le quinte per documentazione è importante, ma è più difficile da giustificare dal punto di vista dei costi. E poi ultimamente bisogna trovare chi sia capace di costruire le scenografie, questo aspetto sta diventando sempre più importante ma cerchiamo di trovare qualcuno sul posto di volta in volta.
> Le tue creazioni sono frutto di richieste dei clienti o si tratta di progetti personali?
Credo che in percentuale il mio lavoro sia frutto all'80 per cento di progetti personali e al 20 di lavori su commissione, ma attualmente ci sono tre categorie di progetti; ci sono progetti personali completamente finanziati da me, o da chiunque sia coinvolto. Poi ci sono progetti sponsorizzati dai quali cerco di guadagnare del denaro per finanziare anche il primo tipo di progetti. E infine ci sono campagne commerciali che sono progetti del tutto su commissione in cui arriva un cliente e mi dice "abbiamo questo problema, e stiamo cercando di risolverlo attraverso l'arte, ci potresti aiutare in tal senso?"
Perciò ci sono queste tre macrocategorie, e in tutti e tre i casi generalmente io sono quello che realizza l'intera visione creativa, insieme ai miei collaboratori ovviamente, ma nessuno viene da me con il quadro finale già in mente dicendo "hey, potresti realizzare questa cosa per me questa cosa in particolare?"
Credo che la ragione sia semplice: la gente viene da me perché vuole qualcosa di strano, desidera qualcosa di differente, qualcosa che non sia stato mai fatto prima. Questo è il genere di cose che faccio, faccio cose che non sono mai state fatte prima, e cerco di pensare sempre più in grande, di fare le cose più interattive possibile e così via... Non so, credo che mi considerino quello che fa "quelle cose fuori scala".
> Potresti parlarci del tuo prossimo progetto?
Non so quale sarà il mio prossimo progetto. Ho appena terminato una serie di progetti. Ho realizzato tre progetti in tre mesi ed è stato veramente estenuante. In questo momento ho un sacco di cose in entrata, molte persone mi hanno contattato dicendo "hey, ci piacerebbe lavorare insieme". Si tratta sia di progetti sponsorizzati che di progetti personali e commerciali: ho progetti di tutti e tre i tipi sottomano, ma nessuno di questi ha raggiunto la fase esecutiva, non c'è ancora nessun contratto firmato, non ho scadenze e non abbiamo del "materiale grezzo" su cui lavorare. Di solito ci vogliono settimane o mesi per mettere insieme i pezzi e farsi un'idea di cosa verrà fuori a progetto terminato. Ciò che vedi all'inizio è qualcosa come la punta dell'iceberg, il resto evolve lentamente in corso d'opera, perciò non ho una risposta per te a dire il vero. Sto valutando una gran quantità di cose differenti proprio ora, sto mettendo insieme degli elementi ma non c'è nulla che sia avviato al 100%.
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